di Giacomo Mazzocchi
Il grande giorno di Matteo Berrettini inizia alle 11 di domenica 5 maggio con la disputa della semifinale del Torneo ATP 250 di Monaco di Baviera, rinviata per pioggia
Il tennista romano avrebbe potuto vedersela in finale l’altro azzurro Marco Cecchinato, ma la forte racchetta palermitana è stata fermata nell’altra semifinale dal nuovo talento cileno Christian Garin. Gli tocca perciò Roberto Bautista Agut, maturo giocatore spagnolo, quest’anno in gran spolvero per avere superato ben due volte Djokovic.
Un bel problema, acuito dal fatto che, superato Bautista, subito dopo dovrebbe vedersela con Garin che ha riposato tutta la notte per recuperare la fatica
Vada come vada, Berrettini, a soli 23 anni, sta dando una prova di raggiunta maturità che ne fa già un solido campione: il modo con cui ha affrontato queste due sfide è stato davvero esemplare. Con la testa alla finale – ormai consapevole dei propri mezzi per avere conquistato il Torneo ATP di Budapest ed avere inanellato 8 vittorie consecutive – il giocatore romano nella semifinale è partito subito a razzo, strappando già al primo game il servizio allo spagnolo. Poi, sfruttando al massimo le prime palle di servizio seguite da palle corte vincenti, mette in ginocchio lo spagnolo. Primo set vinto 6-4 in 30 minuti.
Stessa vicenda nel secondo set
Subito il break al primo game, quindi amministrazione accorta del vantaggio, concedendo talvolta a Bautista di aggiudicarsi a zero il proprio servizio. Chiude il match (6-4 6-2) in 1 ora e 11 minuti.
3 ore di riposo per Berrettini e poi di nuovo in campo per la finale
Lo attende un avversario fresco e riposato che è anche un ragazzo dotatissimo: fisico da culturista, tecnica completa e forza mentale. Lo attende anche una ventata di gelo che ha portato in Germania pioggia nevischio e pubblico sugli spalti imbacuccato come ad una gara di sci.
Appare subito evidente fin dalle prime battute che Berrettini è scarico
Viene da una serie di dieci partite vincenti nell’arco di una settimana. Al suo repertorio odierno mancano soprattutto le prime palle di servizio che gli servono per aprire il campo e poi infierire con le palle corte e le smorzate. Anche le sciabolate di dritto mancano all’appello.
Di contro il cileno Garin è una sorta di Nadal che sta su tutte le palle, serve bene e sbaglia raramente. Il primo set della finale scorre veloce nell’assolo del cileno e nella ricerca di sé stesso da parte di Berrettini: 6-1 per il cileno nonostante una palla break.
Ma mentre il nevischio si poggia su spettatori ed atleti, il giovanotto romano scopre di avere ancora energie mentali da spendere
Ritrova il servizio e con esso anche il resto del suo repertorio comprese le palle corte micidiali. Il suo servizio si fa vincente e Garin comincia a perdere qualche colpo. Si va avanti testa a testa e dopo tre games consecutivi Berrettini vince il set 6-3.
Il momento difficile dell’azzurro sembra superato, ma Garin è tutt’altro che morto e dopo break e controbreak nel terzo e decisivo set si porta sul 5-3. Con un altro controbreak Matteo raggiunge lo spagnolo sul 6-6: si deve andare al tie-break per stabilire il vincitore di questo appassionante torneo.
Ma Matteo ha esaurito le batterie
Non Garin: l’italiano subisce subito un minibreak e non è in grado di recuperare. Garin infila 5 punti di fila ed il titolo è suo. È un nuovo talento da seguire con attenzione.
Ma Berrettini ha davvero realizzato una impresa storica: un titolo ed un ‘quasi titolo in due settimane, il tutto giocato in condizioni inedite, avventurose e anche drammatiche. Ora la parola passa al Torneo ATP 1000 di Madrid già in corso, dove i tennisti italiani – capitanati da Fabio Fognini – dovrebbero fare la loro bella figura.
A proposito di belle figure
Alcune squadre stanno restituendo al calcio il piacere di recarsi allo stadio per godersi un sano spettacolo sportivo: parliamo dell’Ajax olandese, che vince e diverte, e dell’Ajax italiana, l’Atalanta.
La formazione bergamasca prosegue la grande la sua marcia (con poca finanza) verso la Coppa Italia e verso l’ingresso in Champions.
A subire la Banda di Gasperini è stata, all’Olimpico, la Lazio
Sotto di una rete, realizzata dal laziale Parolo, l’Atalanta ha piazzato un micidiale 1-2-3 che non ha lasciato scampo. Il tutto sotto l’occhio del C.T. azzurro Roberto Mancini, uno che vede lungo ed è disposto sempre ad imparare.
Intanto Allegri e Spalletti (Juventus ed Inter) continuano a mietere brutte figure, ma insistono pubblicamente a sostenere che il calcio non è giocare bene (e divertire) ma vincere. Perlomeno Ancelotti ha l’umiltà di sostenere “se hai tanti campioni – e li fai anche giocare bene – è meglio”.