La storia (in) finita del nuovo regolamento per gli impianti sportivi comunali è giunta alla svolta
Con l’approvazione del 15 marzo scorso (non ancora pubblicata) sembra esserci un nuovo inizio per lo sport “pubblico”. Almeno secondo il presidente della commissione sport Angelo Diario che, dal suo blog, promuove il suo lavoro titolando “Finisce l’era dei prolungamenti infiniti: il nuovo regolamento guarda agli esempi virtuosi” e corredando il post con il video (14’52”) “Impianti sportivi comunali, con noi la prima vera regolamentazione”.
Nel blog viene citato come esempio negativo quello della piscina Alma Nuoto gestita dal presidente del Cogisco Massimo Tafuro.
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Nei commenti al post di Diario troviamo la replica (ahimè non formattata e quasi illeggibile) del presidente dell’Alma Nuoto Massimo Tafuro che riportiamo integralmente di seguito.
“Non so esattamente cosa Diario voglia da Alma Nuoto e per quale ragione l’abbia così rancorosamente tirata in ballo dimenticando il suo ruolo istituzionale di interlocutore di tutti i concessionari e, quindi, anche di Alma Nuoto.
Fare classifiche tra i concessionari (a proposito, ma il Tre Fontane è diventato di proprietà di questo sig. Ugo Pambianchi?), additare alcuni come fossero artefici di chissà quali furberie ed indicare altri come virtuosi, è un comportamento corretto da parte di un amministratore pubblico?
Angelo Diario (ma ahimè non solo lui nella attuale maggioranza) ha la furia di dimostrare che tutto quanto fatto nel passato (addirittura cinquanta anni!!!) è sbagliato e frutto di collusione tra la politica e i concessionari. Non è così e basterebbe guardarsi intorno per accorgersene.
Mi limiterò a parlare di sport, posso farlo con competenza.
Nel 1985, l’affidamento diretto alla nostra piccola società (non eravamo certo gli unici) avvenne perché l’impianto non lo voleva nessuno considerando antieconomica la gestione alle tariffe imposte dal Comune: esattamente la metà di quelle praticate negli impianti privati.
Molti importanti club di Roma stavano solo aspettando che anche il Comune di Roma, come molti Comuni italiani, versasse alle società concessionarie sostanziosi contributi. Invece, a Roma si volle introdurre per primo uno schema totalmente diverso: i soggetti affidatari si dovevano far carico di tutte le spese, dal personale alla manutenzione ordinaria e straordinaria, dalle utenze al materiale sportivo e sempre praticando tariffe imposte dal Comune e versando un canone ridotto in considerazione della gravosità degli obblighi.
Le proroghe annuali impedivano ai concessionari di organizzare e programmare le attività, basti pensare alla precarietà dei lavoratori che non sapevano quanto sarebbe durato il loro rapporto di lavoro: tali proroghe, quindi hanno prodotto guasti e problemi a tutti, anche ai gestori.
Questa situazione di precarietà ebbe fine quando il Consiglio Comunale approvò nel 1995 la deliberazione 155 e fu proprio a titolo di risarcimento per i gestori che la norma transitoria stabilizzò la concessione per quegli organismi che, pur in una situazione di oggettiva e pesante difficoltà, avevano ben gestito.
Ovviamente, tutta questa storia è notissima a chi sa, chi si informa e non si limita a parlare per slogan (so’ tutti ladri, se so’ appropriati degli impianti pubblici, hanno fatto un bagnetto, le proroghe infinite, c’hanno la Ferrari e la villa a Sabaudia).
Nel suo post il consigliere Diario fa un riferimento volutamente confuso, e con evidente intento diffamatorio (che c’entrano i criteri meritocratici nella scelta degli istruttori compiuta da una società sportiva ed esplicitata nel disciplinare di concessione? Si chiede di fare concorsi pubblici?) alla circostanza che il cognome di due dei tecnici impiegati è lo stesso del concessionario, dimostrando anche in questo caso una colpevole ignoranza: il concessionario è la società Alma Nuoto e io ne sono il presidente e solo pro tempore.
Non mi interessa esporre le qualifiche del personale tecnico impiegato nella piscina di viale dei Consoli e, tanto meno, il mio: basterebbe ascoltare gli addetti ai lavori degli sport acquatici in ambito regionale e nazionale, essere animati dal piacere di sapere e da un pizzico di umiltà per avere informazioni sul livello altissimo di professionalità e competenza che da sempre caratterizza il servizio offerto dall’Alma Nuoto.
A proposito di meritocrazia e titoli, ma quelli di Diario quali sono, visto che ha la presunzione di scrivere lui stesso il regolamento? Ah già, è la democrazia, bellezza: mi hanno eletto (521 voti!!!) e quindi …
Sul suo blog Angelo Diario si attribuisce il merito di aver messo fine all’era dei prolungamenti infiniti: è una vera e propria conversione sulla via di Damasco considerato che nel corso di questi quasi due anni, Angelo Diario, come molti hanno potuto ascoltare, ha più volte sostenuto l’equità del ricalcolo della durata della concessione per Alma Nuoto a seguito dell’esecuzione di lavori debitamente autorizzati in epoca precedente. Addirittura Diario si è fatto promotore di una proposta di deliberazione che riconosceva questo diritto.
Se è legittimo cambiare idea, almeno si abbia l’onestà e il coraggio di riconoscerlo!
Ma, a costo di sembrare brutale, voglio esporre più nel dettaglio la situazione della piscina di via dei Consoli.
Nella prima metà degli anni Ottanta costò 1.450.000,00 di lire, l’equivalente di 1.000.000 / 1.200.000 € di oggi. Nel corso degli anni sono stati necessari interventi per adeguarla alle norme sopravvenute ed anche per ampliarla e migliorarla accrescendo così il valore dell’immobile, aumentando e qualificando l’offerta di sport.
Il costo complessivo di questi lavori ammonta a circa 1.500.000,00 € cui si aggiungono ulteriori interventi per un ulteriore 1.000.000,00 €. Tutti questi lavori sono stati realizzati sempre nel rispetto delle procedure e con finanziamenti diretti della concessionaria senza chiedere nulla al Comune di Roma, neanche le garanzie. Nessun contributo, niente di niente da parte di chicchessia.
I finanziamenti bancari, ancora non saldati, sono stati garantiti con beni personali dei soci della società concessionaria. I benefici di queste opere non sono dell’Alma Nuoto ma prima di tutto degli utenti che hanno avuto un servizio a prezzi calmierati (addirittura più bassi di quelli massimi fissati dall’Amministrazione) e poi di Roma Capitale stessa che ora è proprietaria di un impianto moderno e in perfetta efficienza, senza averci speso un soldo e avendo anzi incamerato i canoni di concessione.
Il meccanismo dei prolungamenti è stato un meccanismo virtuoso, da imitare e difendere.
Su una cosa sono d’accordo con Diario: da oggi in poi tutto questo non sarà più possibile.
L’Alma Nuoto aveva intenzione di ampliare l’offerta di sport a via dei Consoli costruendo due palestre, una spa e un solarium, per un investimento di 500.000,00/700.000,00 € sempre, ovviamente, seguendo le procedure e con finanziamento diretto.
Purtroppo però, grazie al nuovo regolamento, tale ampliamento dell’offerta è nei fatti reso impossibile.
Chissà cosa ne pensano i cittadini del Tuscolano? Che ne pensa la Sindaca che in una recente intervista televisiva ha sostenuto con forza la necessità di attrarre risorse private da investire sul pubblico?
Ebbene nell’impiantistica sportiva questo meccanismo c’era già e si è pensato bene di smantellarlo.
Basterà poco tempo per verificare se le previsioni di Diario sul grande impulso che il nuovo regolamento darà all’impiantistica pubblica romana si avvereranno.
Io, invece, penso che è stato smantellato un meccanismo vincente che andava soltanto migliorato in alcune parti ormai logore e anacronistiche e, al contempo, rafforzato negli aspetti positivi.
Ritengo di aver collaborato in modo franco e trasparente con l’attuale amministrazione per far capire cosa poteva e doveva essere migliorato: sarà questa la ragione dell’atteggiamento rancoroso nei confronti di Alma Nuoto?
Questo atteggiamento mi ricorda tanto quei bambini che quando si arrabbiano smettono di giocare e portano via il pallone!”