Il pareggio 1-1 di Wembley è il conseguente risultato del pressing a tutto campo adottato dagli azzurri
Giacomo Mazzocchi per SportPolitics.it
Contro l’Argentina, l’Italia vi era riuscita per metà della partita ma contro l’Inghilterra ha tenuto per i 90 minuti. Infatti, il calcio di rigore – procurato dal giovane Chiesa e realizzato freddamente da Lorenzo Insigne – è arrivato in Zona Cesarina, frutto proprio del pressing.
Gli azzurri addirittura hanno tentato di vincere costringendo gli albionici a ricorrere alla melina perditempo per evitare l’umiliazione di una sconfitta agli 82mila accorsi allo Stadio
Gigi di Biagio ha realizzato in pochi giorni ciò che nessuno dei suoi più blasonati predecessori era riuscito a realizzare: il pressing vero, quello corale a tutto campo per novanta minuti, in attacco e in difesa.
Una dotazione tecnico-tattica da cui nessuna Nazionale e Club che vogliano essere competitivi possono prescindere.
L’attuale CT, cinicamente “a tempo” o Traghettatore, col poco tempo a disposizione non poteva fare altro che concentrarsi sul fondamentale punto di partenza del calcio moderno: il pressing. Ciò scegliendo i giocatori più idonei e spiegando a voce, in video e in allenamento come procedere per aggredire in simultanea gli avversari onde impedire loro la manovra e togliergli il possesso del pallone.
La gestione della sfera è poi cosa diversa e necessita tempo, molto tempo ed è un altro discorso che riguarda il futuro. Ma al momento la prima tappa è stata raggiunta.
Per quanto riguarda gioco e giocatori, Il buon senso di Di Biagio ha selezionato un assieme che potesse essere il più possibile affiatato, convocando elementi di spessore che giocano nello stesso club finanche nello stesso reparto. Non era certo semplice giacche nei club più importanti la grande maggioranza dei giocatori sono stranieri.
Così il tecnico ha assemblato la coppia Immobile-Parolo (Lazio), la coppia Giorginho- Insigne (Napoli). Ha quindi puntato sul “blocco difensivo” Juve-Milan (legato dall’ex bianconero Doc Bonucci) con Di Sciglio, Rugani (Chiellini non disponibile), Bonucci e Donnarumma. Quindi, ha convocato “lupi solitari” quali Zappacosta (Chelsea di Antonio Conte) Candreva (Inter), Chiesa (Fiorentina), optando per tenere in panchina il miglior centrocampista italiano –il parigino Verratti, in crisi di identità quando indossa la maglia azzurra.
Per quanto riguarda il “pressing” il lavoro di Di Biagio è apparso senz’altro molto redditizio in quanto a impedimento dell’altrui gioco. Sulla gestione del possesso il progetto di Di Biagio è apparso fallimentare o quanto meno assai lontano dal successo, almeno sulla base degli uomini selezionati.
Il calcio che oggi vince nel mondo ha abolito la schematicità dei reparti.
In passato ognuno dei membri di un reparto (difesa, centrocampo, attacco) doveva rispondere a precisi dettami tecnici-fisici: fisicità per il difensore, visione di gioco e di palleggio per il centrocampista, velocità, potenza, dribbling per gli attaccanti. Al portiere doveva solo parare.
Il calcio moderno ha modificato questi assunti: tutti devono sapere fare tutto quando si è in possesso di palla, a cominciare dal portiere che è diventato un difensore aggiunto.
Nella squadra allestita da Di Biagio in fretta e furia, si trovano a coesistere due scuole: quella sopra descritta e quella del tradizionale calcio all’italiana con difesa ermetica e bloccata almeno nei centrali, due terzini promossi ad esterni difensivi poi il Centrocampo a 3-5 uomini che si dedica a costruire (ed in qualche caso ad inserirsi avanti) e l’attacco che aspetta le imbeccate profonde o di cross.
I difensori non devono prendere gol e alla bisogna sono chiamati ad esibire la propria fisicità sui calci d’angolo o sulle punizioni. Per il resto, al massimo Bonucci –ed a volte (udite udite) anche Rugani- eseguono direttamente servizi lunghi verticali per le punte. Così, nel novanta per cento dei casi, addio al possesso!
A loro, comunque, non è richiesto il tocco di piede il palleggio anche se son i fondamentali per un professionista di calcio: il tiky taka in spazi ravvicinati di espressione spagnola è per loro è una novità: in fase di possesso palla difensivo si scambiano il pallone a distanza di 20 metri, favorendo così il piazzamento degli avversari.
Per quello che si è visto in queste due amichevoli Di Biagio ha tentato di fare ripartire il gioco dalla difesa con passaggi corti e scambi morbidi ma spesso con conseguenze nefande: perdite del possesso e pericoli gravi per la propria porta. La rete inglese di Vardy, nasce proprio da manovre approssimative in zona nevralgica.
Al contrario, attaccanti come Insigne e Candreva (più abituati ad un gioco totale perché giocano nella Lazio moderna di Inzaghi e nel Napoli di Sarri) non hanno avuto difficoltà, alla bisogna, di distinguersi più come difensori aggiunti che come attaccanti. Il centrocampo ha avuto invece molta difficoltà a coordinare adeguatamente le manovre per la poca attitudine, o capacità, della difesa ad impostare decentemente la ripartenza.
Ad un terzo del primo tempo infatti, il centrocampo azzurro -dietro esempio e direttive dell’autodefinitosi leader e regista difensivo Bonucci- si è trovata totalmente saltata dai calci lunghi verticali dei difensori i quali hanno ricominciato ad ispirarsi al gioco che conoscono e praticano nei rispettivi club. Parolo, Pellegrini, Candreva, Giorginho, Zappacosta si sono trovati perciò a girare a vuoto, idem le punte.
Insomma, appare evidente che questa Nazionale parla due lingue diverse ed antitetiche: è questo il rebus da sciogliere.
Chi gestisce la Nazionale deve riuscire ad omologare il linguaggio del gioco che in campo deve essere uno solo: quello indicato dal responsabile tecnico e senza timori reverenziali per nessuno.
La visione di una Nazionale giovane affidata alla supervisione in campo di Capitan Bonucci (Beckenbauer italiano) è tramontata prima a Torino quando la Juve per rinnovarsi lo ha dovuto scaricare “al miglior offerente” poi a Milano dove ha provocato l’esilio dorato di Montella a Siviglia e dove, per rimettere insieme i cocci lasciati dal caso leadership Bonucci, si é dovuti ricorrere all’energia di un duro come Ringhio Gattuso.
Da segnalare gli 82mila londinesi sugli spalti per un’amichevole con una nazionale che non si è nemmeno qualificata ai mondiali.
Giacoomo Mazzocchi