Quarantatre anni un due: 21 anni il primo, 22 il secondo. Al centrale del Tennis al Foro Italico di Roma hanno offerto uno spettacolo tennistico unico per tecnica, spettacolarità ed emotività.
Giacomo Mazzocchi per SportPolitics.it
Del primo giocatore, Alexander Zverev si sa tutto, nel senso che si è rivelato al mondo sportivo proprio su quello stesso impianto al Foro Italico vincendo gli Internazionali d’Italia a 20 anni dopo avere sconfitto Fognini al termine di un drammatico match. Oggi Zverev è il numero 2 al mondo ufficialmente dietro Rafa Nadal, ma molto lascia presumere che lo spagnolo, in una eventuale finale, avrebbe molti problemi ad aver ragione del “Tedesco di Russia” che, a nostro avviso, diventerebbe il nuovo capofila mondiale destinato a ad un lungo regno.
Del secondo protagonista del match di ieri, Matteo Berrettini, invece si sa poco, ovvero è conosciuto soltanto dal popolo del tennis italiano e dai cultori delle relative statistiche che in marzo hanno preso nota che il giovanotto romano era riuscito ad entrare nella classifica dei primi 100 giocatori professionisti.
Zverev e Berrettini hanno dato vita ad un match equilibrato e appassionante che solo l’attuale allenatore di Matteo, Vincenzo Santopadre poteva aspettarsi: Zverev non ha preso Berrettini sottogamba, come qualcuno potrebbe pensare. Si è reso presto conto che il romano del Circolo Canottieri Aniene – sito a 500 metri dal Foro Italico – andava preso con le molle.
I due sono praticamente coetanei e atleticamente molto vicini: due giunchi alti e potenti come raccomandato dai profeti del power-game moderno. Il russo-tedesco è 1,98 x 86 kg, il romano – caro al Presidente del Coni e del Circolo Canottieri Aniene Giovanni Malagò presente in tribuna – 1,94 x 85 kg. Entrambi giocatori completi: velocissimi di gambe e nei recuperi nonostante l’altezza, gran dritto, rovescio a due -nel romano ancora poco potente- molto efficaci quando scendono a rete.
Il servizio è l’arma migliore di Zverev con una velocità che supera a volte i 220 kmh ma Berrrettini gli è di poco inferiore. Risultano fra i più potenti in circolazione. Ma la differenza ieri l’ha fatta per Zverev la sua enorme esperienza: il “tedesco di Russia” mangia Tennis da quando è nato (figlio di due eccellenti tennisti russi è allenato dal padre Alexander già giocatore di Davis russo) e mentalmente è fortissimo.
Berrettini, sotto questo profilo presenta prerogative ancora più promettenti: ha coraggio e una fiducia in sé davvero fuori del comune, primi requisiti nello sport per crescere ed andare lontano. Contro il più forte Matteo non si limita a subire sperando nella sorte benigna, ma attacca spregiudicatamente in ogni circostanza e contro un campione dello stampo di Zverev questa vocazione può portare fatalmente ad errori poiché il gigante biondo è in grado, come Nadal, di riprendere tutto.
Ma se si guarda alle statistiche del match di ieri, in quanto a punti vincenti è stato superiore Berrettini. Alla fine, il successo è andato a Zverev perché l’italiano, osando contro un avversario fortissimo, ha sbagliato di più. Ma è proprio sbagliando che si impara e perciò i cieli del futuro, oltre ad essere illuminati dalla stella Zverev, potrebbero contare su una stella in più quella tutta italiana dal nome Matteo Berrettini.
Per il momento, comunque, godiamoci il dolce sapore del match che ha opposto Fabio Fognini al tedesco Peter Gojowczyk, numero 49 al mondo. Un tipo coriaceo che il talento italiano ha saputo regolare con attenzione e tanto impegno. Temporeggiando per colpirlo al momento opportuno con i suoi colpi da maestro cosa che è accaduto in nel finale di entrambi i set: nel primo, sotto 2-4, Fognini ha infilato quattro giochi di fila strappando due volte il servizio al tedesco e chiudendo 6-4- Nel secondo, sul 4-4, ha messo il piede sull’acceleratore.
Il successo proietta Fognini, anche se un po tardi, nella storia del tennis italiano: a 31 anni, infatti, è la prima volta che raggiunge i quarti di finali al Foro Italico, considerato un Mondiale su terra rossa, traguardo raggiunto solo da un pugno ristretto di mitici giocatori italiani. Fognini è in uno stato di forma eccellente e con la sua signora Flavia Pennetta in tribuna ed un pubblico in delirio a sostenerlo, avrebbe potuto proseguire il cammino verso la finale, ma uno strepitoso Rafa Nadal lo ha impedito. Fognini accetta la sorte, si gode il suo momento, sorride e sentenzia: “E’ il Re sulla terra battuta”.
Giacomo Mazzocchi