Giacomo Mazzocchi per SportPolitics.it
L’Italia vedova dei Mondiali torna a vincere dopo quattro partite ( due pareggiate e due perse) e lo fa alla prima partita da CT di Roberto Mancini contro un avversaria che fra due settimane giocherà il match di apertura dei Mondiali a Mosca contro la Russia.
Lo fa con sufficiente autorevolezza, mostrando che il suo intento di restaurare il calcio italiano ha, forse, qualche prospettiva.
Rispetto alle ultime squadre azzurre, quelle che ci hanno portato fuori dal mondo calcistico (leggi Ventura) e quelle che hanno amministrato (leggi Di Biagio) le successive fasi di crisi della Federcalcio, l’assetto pedatorio della squadra presentata nell’amichevole svizzera di San Gall presenta buone prospettive di ripresa.
Sul piano tecnico e nel gioco espresso gli azzurri hanno dimostrato ieri sera che è stato un vero harakiri non essere riusciti a qualificarsi per la rassegna iridata.
L’Arabia Saudita non è la Spagna o la Svezia che hanno scaraventato l’Italia nel sottobosco calcistico. Ma se inaugura i Campionati del mondo di calcio qualche buon biglietto da visita lo deve pur avere (a parte i capitali provenienti dal petrolio).
Chiaro che il meccanismo delle qualificazioni di accesso assegna i posti su base di riferimento continentali, cosicchè l’Arabia si è qualificata come seconda dopo il Giappone nel girone Asia.
Obbligatorio, perciò, prendere con le molle risultato ed andamento della partita di ieri sera.
Anche se “non fu vera gloria”, si intuiscono molti aspetti positivi nella gestione Mancini appena iniziata, a dimostrazione della sua profonda conoscenza dei valori effettivi dei giocatori da lui prescelti.
Il Mancio ha edificato una squadra che in pochi giorni si è saputa sistemare in campo in maniera organica e bilanciata, seguendo i migliori dettami tattici. Davanti a Donnarumma ha schierato una difesa duttile, con due centrali, Bonucci e Romagnoli, aitanti quanto basta senza che il fisico impedisca loro di usare accortamente i piedi.
Al loro fianco due difensori pronti a sganciarsi alla bisogna ma anche vigili atleticamente nella difesa pura. In particolare, Criscito è apparso assai migliorato dall’esperienza a San Pietroburgo. Eccezionale il suo siluro che ha scosso la traversa araba.
Il settore meglio organizzato è apparso il centrocampo, ben registrato da Giorginho con l’aiuto di Florenzi, Policano e Pellegrini, tutti ottimi cursori capaci di pressing continuo sugli avversari e di disporre di energie per inserirsi e presentarsi al tiro in porta. Policano è stato l’azzurro che ha fatto più soffrire la difesa araba.
Quindi, in attacco, una squadra moderna deve disporre di un “creatore” di occasioni dotato di capacità tecniche e di velocità in grado di far fuori l’avversario” e di un altro finalizzatore dotato di potenza adeguata: Mancini ha optato per la coppia Insigne-Balotelli.
Il minibomber napoletano ha dimostrato di sapere svolgere il proprio compito come pochissimi in circolazione, con giocate continue e sostegno anche ai compagni nel pressing e in difesa.
Balotelli, dopo quattro anni di digiuno azzurro, ha realizzato un gol alla sua maniera, di prepotenza, da lontano. Un gesto che può risolvere qualsiasi partita. In più si è dato assai da fare. Non ha fatto altre scene, non si è estraniato apparendo sereno e disposto al sacrificio pur apparendo un poco appesantito. Ne ha giovato la potenza a scapito della velocità e del palleggio.
L’impianto di base dunque appare esserci. Soprattutto in questi suoi primi giorni, Mancini ha lavorato sul pressing per togliere pallone ed iniziativa agli avversari: c’è riuscito sufficientemente e gli arabi ne hanno sofferto.
Nel finale Mancini ha voluto dare qualche chance: il tempo per applaudire Balotelli in uscita e dare l’opportunità al “Gallo” Belotti di realizzare la rete che conferma la sua importanza per la squadra.
Appare però necessario lavorare ancora sul disimpegno manovrato, movimento dove è evidente che molti azzurri ci lavorano poco nei loro club. Accade perciò che al 72’ la rete del 2-1 dell’arabo Yakya sia arrivata per via di un disimpegno mal eseguito ed intempestivo da parte di Tagliacosta , mentre Donnarumma ha avuto l’occasione (per un momento..) di far dimenticare Buffon, salvando l’Italia dal pareggio in seguito ad un altro disimpegno malaccorto.
Venerdì nell’amichevole contro la Francia ne sapremo di più.
Giacomo Mazzocchi