di Giacomo Mazzocchi
In primis perché non c’era l’Italia
Per proseguire con la mancanza di un calcio spettacolare: via via si sono ridimensionate, e poi sono sparite, le squadre spettacolo del Sud America, da sempre il serbatoio show della pelota, a cominciare dal Brasile di Neymar , patetico e ridicolo nelle sue sceneggiate da vittima di maltrattamenti (tollerate in particolare dal molto politico arbitro italiano Rocchi).
Anche l’Argentina di Messi ha fatto da subito una magra figura, così i miti Germania, Spagna e via dicendo. Quindi è anche saltata la squadra di casa la Russia nonostante un calendario fatto ad ok per favorirla.
Alla fine è andata avanti la vecchia Europa, quella dei campionati più ricchi che fa incetta dei migliori talenti del mondo ma poi ingabbia tutto con lo sterile “possesso palla” che da quello positivo e spettacolare del Barcellona e della Spagna si è via via trasformato in un vero e proprio antigioco che più noioso non potrebbe essere. Un antigioco in cui anche le squadre con giocatori talentuosi, come il Belgio di Hazard, hanno finito per svilirsi.
Alla fine i gol, quelli che rappresentano la sintesi del calcio spettacolo, hanno finito per arrivare dai calci piazzati: sono stati sfruttati al massimo punizioni,calci d’angolo, etc…
La Francia, che schierava nei ruoli nevralgici giocatori di altissimo spessore come Griezmann, Mbappe, Pogdba, Giraud, è venuta a capo della Croazia in virtù prima di un casuale autogol di testa di Mandzukic – su calcio di punizione per un fallo (presunto) sullo stesso formidabile numero 7 francese – e poi su un rigore concesso via Var. Al proposito, il suo uso è stato a nostro avviso assolutamente negativo, peggiore di quello fatto (il che è tutto dire) in Italia.
Mentre da noi il Var è utilizzato (giustamente) anche per interventi di carattere disciplinare, in Russia la FIFA ha badato solo ad utilizzarlo telemetricamente: il rigore che ha condannato la Croazia, infatti, è stato avallato dal Var solo e soltanto sulla base del contatto fra il braccio di Perisic ed il pallone. Un intervento su calcio d’angolo in una azione convulsa e confusa. Un contatto assolutamente involontario.
L’insulsaggine di tale interpretazione sta nella non considerazione della volontarietà del misfatto. Quando il VAR non esisteva, la volontarietà era alla base di qualsiasi decisione arbitrale. Almeno nel senso che una volta che il giocatore si era mosso ed era saltato senza usare le braccia come eventuale schermo verso il pallone, questo giocatore era a posto.
Invece il Var non è intervenuto quando Neymar, contro il Messico, finge di essere stato massacrato dal messicano Layun. Rocchi, l’arbitro italiano, consulta il Var, legge con i colleghi l’evidenza della sceneggiata provocatoria ma non emette sanzioni, né contro il messicano, innocente come si era visto sin dal primo momento, né sul brasiliano che ha fermato il gioco per 5 minuti! Rocchi è stato poi elogiato da ogni dove per la sua prova politicamente corretta che salvava il Brasile e la sua stella: i carioca sono riusciti infatti a superare il Messico (che aveva già inguaiato la Germania che poi ha fatto la fine che meritava).
Dunque, un Mondiale sostanzialmente noioso – senza passioni – che ha visto il trionfo finale di una, anzi due squadre mediterranee che l’Italia conosce bene per averle assai vicine. Soprattutto la Croazia, con i suoi giocatori migliori che giocano nello Stivale: in campo quasi sembrava di vedere Inter e Juventus.
Invece, alla fine è stata la Francia dell’ex juventino Pogba ad alzare la Coppa al Cielo. La Croazia avrebbe potuto fare di più, ma essere andata due volte in svantaggio- per un autogol ed un Var- ha pesato pesantemente sulla forza morale del gruppo croato che, come spesso accade ai popoli slavi, tende ad arrendersi quando le cose vanno male. Quando i loro tentativi di rimonta si sono rivelati troppo ardui,non hanno più avuto la forza di farsi animo e combattere anche se, tecnicamente e anche atleticamente a nostro avviso, avrebbero potuto farcela. Questo perché anche la Francia, atleticamente, era lì lì per cedere. Ma solo taluni (pochi) come gli “Italiani” Mandzukic e Perisic (i due protagonisti più jellati) avevano ancora l’animus pugnandi per andare alla carica: molti altri restavano indietro ad attendere, rassegnati, il fatale fischio finale.
Ha vinto la Francia – che anche nell’amichevole contro gli azzurri aveva dimostrato di aver le carte in regola. Ma il calcio migliore – nel senso più divertente e spettacolare – è stato quello della medaglia di bronzo Belgio, in qualche momento anche ubriacante grazie al talento di Eden Hazard. Il 27enne belga non ha la possanza di Ronaldo, ma è un normotipo di 1,73 di altezza che ammaestra il gioco a centrocampo ed è capace di accelerazioni improvvise che lasciano di sasso ogni avversario. Segna e fa segnare. Ovvero sogna e fa sognare: per noi è lui il migliore di Russia 2018.
Giacomo Mazzocchi