Subito dopo la presentazione della Legge di Bilancio solo le piccole Federazioni avevano avuto il coraggio di lamentarsi (e solo dell’intervento a gamba tesa della Politica): il vero rumore era però stato il silenzio di quelle “grandi” (Calcio, Basket, Nuoto, Pallavolo, Ciclismo) assenti anche al Consiglio nazionale del novembre 2018.
In realtà Giorgetti ha “solamente” applicato ciò che, molto chiaramente, aveva inserito sullo Sport nel Contratto di Governo Lega-5Stelle
“Occorre intervenire anche su aspetti che possano migliorare il funzionamento degli organi sportivi. Ad esempio, riteniamo necessaria una revisione delle attuali competenze del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). Pur ritenendo necessario garantire al mondo sportivo un’adeguata autonomia, risulta altrettanto importante che il Governo assuma, con maggior attenzione, il ruolo di controllore delle modalità di assegnazione e di spesa delle risorse destinate al CONI. Allo stesso tempo è al Governo che spetta il compito di emanare le linee guida fondamentali relative al sistema sport e alla pratica motoria nel loro complesso. In altre parole, fatta salva l’autonomia e la discrezionalità delle scelte di natura tecnico – sportiva, che rimangono in capo al CONI, è necessario che il Governo sia compartecipe delle modalità con le quali vengono spesi e destinati i contributi pubblici assegnati al CONI e trasmessi, poi, alle Federazioni. Infine, occorre che la società Coni Servizi disponga di una maggiore autonomia rispetto al CONI (…)”.
Da sottolineare come la copertura mediatica di questo cambiamento epocale nello Sport sia stata seguita con attenzione -tenuto conto dei precedenti- sia dalla carta stampata che dalla Tv
Dunque, niente di nuovo per chi, come SportPolitics.it, era stato attento ai programmi del nuovo governo giallo-verde e aveva percepito l’imminente epocale cambio di rotta (vedi qui un nostro articolo del marzo 2018).
Quello che aveva colpito erano state le affermazioni di Malagò e, addirittura, di Franco Carraro (Corriere della Sera del 16/11/2018): lo sport italiano andava riformato, ed anche profondamente, salvo poi aggiungere, come vecchie signorine, che “non era quello il modo”.
Tutto ruota intorno al ruolo dello Stato nello Sport
Si può anche convenire che rivoluzionare lo sport (noi continuiamo ad usare questo termine nonostante Giorgetti …) con un articolo del decreto fiscale sia un po’ azzardato ma, allo stesso tempo, ricordiamo un vecchio adagio della politica: per non arrivare a niente basta aprire un tavolo di confronto nel quale discutere, discutere e poi discutere …
La proposta Giorgetti ha il merito di essere chiara e con tempi di attuazione immediati
Dal 1° gennaio 2019 la preparazione olimpica al CONI, tutto il resto alla nuova società.
Allora è davvero una rivoluzione
Se a questo è sotteso che (finalmente, dicono in molti…) lo stato decide di aver un ruolo nello sport agonistico, nello sport praticato dalle persone “normali”, nelle scuole, all’aperto, nella gestione e nello sviluppo dell’impiantistica, allora è davvero una rivoluzione.
Alla fine degli Novanta era questa la battaglia della sinistra: le due gambe dello sport. Ma poi si è persa, forse perché quella stessa sinistra di giorno in giorno aumentava il suo potere proprio dentro il CONI e le Federazioni.
Anche Luca Lotti è intervenuto nella polemica
Anche Luca Lotti è intervenuto nella polemica, e non poteva essere diversamente, ma proprio il suo intervento chiarisce la profondità delle differenze: l’ex Ministro difende il progetto “Sport e periferie” finanziato dai governi Renzi e Gentiloni e che avrebbe dato importanti risultati (non abbiamo dubbi ma vorremmo che i risultati fossero pubblici). Le parole di Lotti dimostrano quanto egli sia lontano dalla logica che ispira questo governo: infatti, il programma “Sport e periferie”è stato gestito dal CONI, quello stesso CONI che si occupa di medaglie, di commissariare il calcio, di organizzare le olimpiadi. E’ evidente che la proposta Giorgetti sia veramente rivoluzionaria rispetto a tutto questo.
Quello che non convince è lo strumento scelto per portare avanti questa rivoluzione
Quello che non convince è lo strumento scelto per portare avanti questa rivoluzione: una società per azioni di proprietà del ministero dell’economia.
Gli eventuali utili saranno reinvestiti nello Sport o andranno al Ministero dell’Economia?
La conseguenza di questa scelta non è, come hanno strillato in tanti, la fine dell’autonomia dello sport (a proposito: quale sport? quello olimpico? quello dei cittadini? quello della serie A di calcio e dei diritti televisivi? delle molte federazioni che hanno i loro presidenti in parlamento?) ma l’introduzione anche in questo settore, e senza i necessari distinguo, di una logica d’impresa (per di più staccata da una qualsiasi forma di verifica pubblica dei risultati): gli eventuali utili saranno reinvestiti nello Sport o andranno al Ministero dell’Economia?
Molto meglio la creazione di un Ministero dello sport
Molto meglio la creazione di un Ministero dello sport che agisca in accordo e raccordo con il sistema delle autonomie locali.
Per schematizzare: Giorgetti, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport, dovrebbe essere Ministro dello sport a capo di un vero e proprio ministero (e non ‘senza portafoglio’ come furono Lotti e Melandri).