FERMARE IL CAMPIONATO!
di Giacomo Mazzocchi
Chi restituirà all’Italia nel suo insieme ed al Napoli nel particolare il Maltolto di San Siro? Chi eviterà allo Stivale la nomea di paese più razzista?
Nel momento in cui il pubblico linciaggio razzista del Nero, baluardo difensivo partenopeo, era diventato un evidente handicap al proseguimento regolare della partita (suscitando le logiche proteste di Koulibali) l’arbitro Paolo Silvio Mazzoleni aveva a disposizione tre opportunità di intervento.
La prima, più ovvia, era ignorare le proteste (applausi) del calciatore partenopeo considerandole rivolte alle invettive corali razziste e, quindi, far riprendere il gioco.
La seconda era richiedere l’intervento della VAR trattandosi di provvedimenti di natura disciplinare.
La terza, più drastica e coraggiosa, era mandare tutti negli spogliatoi perchè non esistevano più le condizioni (al limite anche per un solo giocatore) per il proseguimento regolare del gioco.
Invece, cosa fa l’ineffabile, sprovveduto, fischietto bergamasco?
Espelle Koulibali per lesa maestà nei propri confronti, considerando la reazione del giocatore diretta a lui e non agli spalti, e decide all’istante di espellerlo per doppia ammonizione: alla faccia del razzismo (era il 36’ della ripresa)!
Il VAR avrebbe potuto rivedere, al limite, la decisione di Mazzoleni. Ma non ha avuto il coraggio di farlo e dunque, di fatto, ha raddoppiato l’intervento pro razzismo.
Ieri a San Siro la classe arbitrale italiana poteva scrivere una pagina importante per assestare un duro colpo alle spinte di intolleranza speculativa che albergano nel Calcio
Così non è stato. Stupidità? Incapacità elevata a sistema di leggere la realtà? Non lo sappiamo ma riconosciamo alla classe arbitrale la bravura nell’arricchirsi -di notorietà- anche con la Var. Niente di più.
Fermare la partita e mandare tutti a casa, sarebbe stato un monito significativo per ridare credibilità al movimento sportivo e frenare le tante spinte eversive. Lo ha detto anche Conte
La Federazione, fresca di Presidente, e la Lega ancora sono in grado di prendere provvedimenti riparatori tramite interventi straordinari. Soprattutto c’è il Governo che può dire la sua e dare una dimostrazione di presenza vera, attenta e innovativa. Come? Salvini e Di Maio, rappresentanti del Nord e del Sud, entrambi Vice Presidenti del Consiglio e leader dei partiti che vantano la maggioranza dei consensi e sono anche, rispettivamente ministri degli Interni e del Lavoro, potrebbero richiamarsi entrambi a norme esistenti.
Salvini con sacrosante ragioni di Ordine Pubblico (ribadite, in forma light, anche dal Premier Conte durante la Conferenza stampa di fine anno), Di Maio con quelle che garantiscono tutti i lavoratori (e tali sono i calciatori professionisti). I due leader uniti possono davvero prendere provvedimenti decisivi sul calcio, a dimostrazione che obiettivo del governo è la difesa unitaria degli interessi del nostro paese.
Quali interessi?
Quelli (del Sud e del Nord) che emergono giorno per giorno e non solo quelli previsti dal Contratto.
Fermiamo, dunque, il Campionato
Riprendiamolo quando sarà tornato ad essere una cosa seria, anche nei suoi connotati umani.
La stagione è ormai profondamente segnata: lo scudetto l’ha ormai stravinto Ronaldo (attorno tutti arrancano), abbiamo coppe e coppette varie e la Nazionale con una serie di Tornei di facile ed utile allestimento.
In attesa che lo shock venga digerito nelle teste dei nemici del calcio e le nebbie, sportive e non, si diradino.
Giacomo Mazzocchi