di Giacomo Mazzocchi
Gli azzurri del rugby, reduci dalla diciottesima sconfitta consecutiva nel prestigioso Torneo Sei Nazioni, sono a Roma per preparare la seconda partita del Torneo sabato contro il Galles.
Cosa succede al caro amatissimo ed applaudito Rugby?
Cosa succede al caro amatissimo ed applaudito rugby, ovunque portato ad esempio non solo per i valori etici e formativi che lo distinguono, ma anche per l’ascesa nell’interesse pubblico? Ricordiamo la Nazionale capace di fare il pienone a San Siro ed allo Stadio Olimpico, i genitori che fanno la fila per portare i bambini a praticare il minirugby, sinonimo di valori positivi ed educativi, le televisioni che si litigano il privilegio di trasmettere le partite della Nazionale e, infine, gli sponsor che fanno a gara per associare il proprio marchio allo sport più sport di tutti.
Una disciplina che, soprattutto ad alto livello tecnico-atletico, è di per sé già spettacolo nei gesti e nella fisicità; una disciplina dove chi vince ha un valore relativo, l’importanza è battersi con impegno, intelligenza e passione nel rispetto degli avversari e dell’arbitro: vietate le sceneggiate. E, alla fine, tutti abbracciati nel Terzo Tempo, giocatori e sostenitori.
Questa ascesa del rugby nelle preferenze italiane ha avuto inizio al giro del nuovo Millennio, quando l’allora presidente federale Giancarlo Dondi, riuscì a convincere le Cinque grandi del rugby continentale – Inghilterra, Francia, Irlanda, Scozia e Galles – ad accettare un nuovo membro nell’esclusivo club dei migliori per farlo diventare Torneo delle Sei Nazioni, l’evento sportivo con scadenza annuale più seguito nei mesi di febbraio e marzo, nelle Tv di tutto il mondo.
L’impresa conquista
Nello scetticismo generale, 20 anni fa l’Italia affronta allo Stadio Flaminio affollato da 30mila spettatori la Scozia, Campione uscente e indovinate cosa succede agli albionici gonnellini tartan il 2 febbraio del 2000? Che i carneadi azzurri vincono, un successo su cui l’Italia ancora campa. L’impresa conquista.
Quando gli azzurri scendono in campo a Roma ed altrove, è tradizione, quasi moda, richiamare da tutto il Bel Paese i cultori dello sport. Ad essi si associano le decine di migliaia di sostenitori stranieri – che approfittano dell’occasione per una settimana di vacanza nel Paese più bello del mondo – e allora si capisce perche i ‘pentastellati’ assisi in Campidoglio non ostracizzino il rugby come hanno fatto con la candidatura olimpica.
Così il rugby – praticamente ignorato dai media e dal grande pubblico nel Novecento – si è fatto in Italia sempre più importante nel corso degli anni e, proporzionalmente, anche nel resto del mondo. Ma al momento dei test-match si scopre che le differenze permangono e alla resa dei conti succede che raramente si vinca: molte le onorevoli sconfitte…
Il gap permane ma l’Italrugby ormai produce un buon risultato economico
Il gap permane ma l’Italrugby ormai produce un buon risultato economico: si può investire nell’ingaggio dei migliori tecnici in circolazione, sono tutti bravi, uno migliore dell’altro. L’ultimo, l’irlandese Conor O’Shea, era un campione da giocatore e lo è anche in panchina. Ha rinnovato totalmente il parco azzurro che attinge linfa dalle due ‘franchigie italiane’ professionistiche, Benetton Treviso e Zebre Parma. Le due ‘franchigie’ non partecipano al Campionato Italiano ma si fanno le ossa nel campionato internazionale Guinness Pro 14 che raduna il meglio delle formazioni professionistiche di Irlanda, Scozia, Galles e Sud Africa.
Il progetto funziona
Si tratta di un progetto sostenuto direttamente dalla finanza federale, in collaborazione tecnica e programmatica con la Nazionale. Il progetto funziona: in questa stagione Benetton e Zebre sono nei piani alti della classifica del Torneo. Ciò nonostante il match di Edimburgo abbia fatto salire le sconfitte consecutive a quota 18, con tre ‘cucchiai di legno’ conquistati dagli azzurri.
La gente inizia a stancarsi e i media non sono più disposti a trattare bene uno sport bello quanto vuoi dove però non vinci mai, almeno nel Sei Nazioni. Anche perché la politica televisiva federale ha portato il rugby in canali televisivi poco popolari (DMax, canale 52 del Digitale) o sulla piattaforma Sky. L’emittente tratta l’evento in maniera esemplare ma certamente raggiunge solo audience direttamente interessata. I giornali vanno a ruota: copertura televisiva contenuta? Seguito mediatico relativo, soprattutto perché la squadra non vince . Se giochi bene ma perdi, e non hai l’opportunità di vederlo con i tuoi occhi, sono solo scusanti…
Mettiamo, per esempio il match di sabato contro la Scozia
Mettiamo, per esempio il match di sabato contro la Scozia. Conor O’Shea,il simpatico nazionale irlandese che da tre anni ha preso le redini della squadra, è veramente bravo in ogni senso: ha fatto un lavoro magnifico rinnovando una squadra che per anni si era comportata al più discretamente, raccogliendo qualche raro successo. Ma il rinnovamento ancora non ha pagato. Nel XV azzurro sono rimasti soltanto 3 bravi veterani ultratrentenni e passa: Capitan Parisse, il Vice Ghiraldini e il friulano Zanni. Il resto tutta truppa fresca ed in gamba.
Era opinione che il lavoro fatto avrebbe dato i frutti sperati in questo Sei Nazioni
Era opinione che il lavoro fatto avrebbe dato i frutti sperati in questo Sei Nazioni, fin dal match di apertura contro la Scozia ma è andata piuttosto male. Gli azzurri sono stati in balia della Scozia per un tempo e mezzo offrendo un pessimo spettacolo. Sono stati poi bravi nell’ultimo quarto di gara a recuperare – anche in virtù dell’innesco della potenza esplosiva del pilone italo-guineiano Traore – mettendo a segno 3 mete che hanno consentito un risultato finale più che accettabile: 32-20 per i padroni di casa. In conclusione, sono fallite le aspettative?
Non sono fallite le aspettative anche se questa è stata l’impressione dettata dalle immagini della partita
In realtà Scozia-Italia è stata pesantemente influenzata da un episodio che ha preceduto il calcio di inizio. Tito Tebaldi il mediano di mischia azzurro titolare, infatti, ha iniziato ad avvertire dolori alla schiena in viaggio. E’ stato oggetto di cure intense per recuperare. Ha provato fino all’ultimo ma non c’è stato nulla da fare. Così in campo è andato Guglielmo Palazzani, secondo mediano di mischia, da alcuni anni nel giro azzurro e dei professionisti italiani aggregati alle Zebre; non come titolare, ma come rimpiazzo a minutaggio. Esperienza perciò, estremamente limitata. In tutta la preparazione articolata e lunga al Torneo hanno lavorato insieme la coppia mediana Allan- Tebaldi, già tandem nella Benetton mentre invece Palazzani e Allan non giocano abitualmente assieme: l’affiatamento fra i mediani è fondamentale, la coppia rappresenta la cabina di regia della squadra e sono loro che dettano ed organizzano il gioco offensivo, sono loro che realizzano in allenamento gli schemi dettati dall’allenatore.
Palazzani e Allan non giocano abitualmente assieme
Se per qualche ragione l’affiatamento risulta limitato, i mediani possono essere talentuosi quanto vuoi ma la squadra ne soffre. Nel gioco del rugby, un giocatore non fa una squadra ma, nel caso di un mediano di mischia senza affiatamento con il mediano di apertura, la faccenda può provocare danni irreparabili, a prescindere dal valore individuale (Palazzani ha messo a segno anche una bella meta).
Questo è quanto accaduto ad Edimburgo.
Si è visto subito che l’Italia era scollata e scombinata che recitava all’impronta e non a soggetto, ne ha sofferto tanto e non è riuscita ad esprimersi. E prima parlare di flop definitivo occorre riflettere bene. Tebaldi è tornato a casa a curarsi e al suo posto è giunto l’ex titolare Ugo Gori, esperto con 59 caps e, soprattutto, compagno di squadra di Allan nel Benetton. Esperienza ed affiatamento, perciò, al top.
Prima parlare di flop definitivo occorre riflettere bene
Questi cinque giorni che precedono il match contro il Galles all’Olimpico di sabato sono sufficienti ad aggiornare i dettagli degli schemi di gioco. Gli azzurri di O’Shea saranno in grado di far capire se questa squadra sia un flop o no ma pronostici, comunque, è meglio non farli (i Gallesi sono andati a vincere a Parigi 24-19). Siamo avvisati e l’ottimismo azzurro è da condividere: non sarà un flop!