L’8 aprile scorso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti ha comunicato ai presidenti delle Camere il nome di Rocco Sabelli come presidente della società Sport e Salute Spa con una nomina che, prima di diventare effettiva, dovrà essere sottoposta al vaglio delle commissioni.
Si tratta di una nomina molto importante
largamente anticipata nei giorni precedenti (e per questo avrebbe meritato almeno un comunicato ufficiale). Importante per tutto lo sport italiano soprattutto alla luce di quella che Giorgetti si ostina a non voler chiamare ‘rivoluzione’ ma che tanto gli somiglia.
Il curriculum di Rocco Sabelli merita quindi di essere esaminato nel dettaglio
partendo dal decreto del Presidente del Consiglio del 29 gennaio che aveva fissato i Requisiti manageriali e sportivi necessari per le nomine degli organi della società Sport e Salute SpA. Ai concorrenti era richiesto di “essere in possesso di una elevata qualificazione professionale e un alto profilo manageriale e avere acquisito sia una significativa conoscenza delle politiche e dei sistemi imprenditoriali, economico-finanziari e di sviluppo, sia un pluriennale esperienza nella direzione di enti o strutture di elevata complessità pubblici o privati”.
Accanto a questi requisiti il decreto, con formula piuttosto ambigua, stabiliva:
“potranno essere oggetto di valutazione nel conferimento dell’incarico” (alcuni tra i requisiti ci interessano più degli altri): “conoscenza del sistema sportivo, esperienza nell’esercizio di attività di amministratore o di dirigente presso imprese aventi attinenza con il settore sportivo; esperienza di progetti e programmi di sviluppo di rilevanza nazionale o internazionale nonché esperienza di carattere internazionale, in particolare in ambito sportivo”.
Andiamo dunque a visionare il curriculum di Sabelli – del gennaio 2019 – postato sul sito della TIM
Balza subito agli occhi che è in buoni rapporti con le famiglie più importanti dell’imprenditoria italiana (quella sana), proprio quelle famiglie che non hanno mai disdegnato di impegnarsi nello sport ma con l’occhio più che attento ai destini delle aziende e ai ritorni economici.
Insomma, lo sport come investimento
Molti dei giornali hanno sottolineato che Sabelli è un tifoso juventino, cioè proprio di quella squadra di calcio che è storicamente e indissolubilmente legata ai destini di una grande famiglia di imprenditori: gli Agnelli.
Ma nel mondo del calcio, quello che conta, Rocco Sabelli ha un altro ‘patron’
Paolo Scaroni che nel luglio 2018 è diventato presidente del Milan su indicazione del fondo Elliott (lo ritroveremo). Infatti Sabelli ha lavorato all’ENI presieduto da Scaroni dal 1985 al 1992 ricoprendo incarichi sempre più importanti. Terminata l’esperienza all’ENI, Sabelli si lega a Roberto Colaninno per il quale ha lavorato prima in Telecom Italia (dal 1993 al 2001) e poi, dal 2002 al 2006, in Omniainvest (holding di partecipazioni industriali facente capo allo stesso Colaninno) ricoprendo la carica di Amministratore Delegato.
Ha seguito Colaninno anche nell’esperienza non proprio brillante in Alitalia della quale è stato anche Amministratore Delegato e Direttore Generale
Giova ricordare che la famiglia Colaninno (oltre a Roberto anche Michele e Matteo) è proprietaria della Piaggio che, con il marchio Aprilia, corre il Campionato mondiale Moto GP. Lasciata l’Alitalia, Rocco Sabelli lavora per alcuni fondi di Private Equity (fondi cioè che investono apportando capitale – acquisizione e/o partecipazioni) tra i quali il fondo Clessidra che opera esclusivamente con marchi italiani.
I sottoscrittori dei fondi gestiti da Clessidra sono il gotha della finanza italiana
Mediobanca, Generali, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena oltre alle Poste Italiane, le principali fondazioni bancarie e grandi investitori istituzionali esteri. Nel maggio 2016 il fondo Clessidra è stato acquistato dalla Italcementi della famiglia Pesenti. La Italcementi è particolarmente legata alla città di Bergamo, dove un grande impianto natatorio costruito negli anni Sessanta porta il suo nome, ed è tra gli sponsor dell’Atalanta Calcio.
Un manager di sicura esperienza e dalle solide conoscenze e frequentazioni tra le famiglie del capitalismo italiano
Da ultimo, Rocco Sabelli è stato eletto nel Consiglio di Amministrazione della TIM candidato in quota fondo Elliott (cioè il proprietario del Milan dove ritrova Scaroni) fondo impegnato in uno scontro sulle strategie industriali nelle comunicazioni che coinvolge direttamente il governo: un manager di sicura esperienza e dalle solide conoscenze e frequentazioni tra le famiglie del capitalismo italiano.
Una sola domanda
Anche se è vero che deve gestire – Giorgetti dixit – un fondo di ‘almeno’ 380 milioni, cosa c’entra Sabelli con una società che si dovrebbe occupare dello sport di base, sport nelle scuole lasciando la preparazione olimpica al CONI?
Ascolteremo con attenzione le sue linee programmatiche quando sarà chiamato ad esporle nelle Commissioni parlamentari.