di Giacomo Mazzocchi
Dopo l’impossibile rimonta del Liverpool sul Barcellona -da 0-3 a 4-3 – e quella del Tottenham sull’Ajax – da 0-1 a 2-3 al 96’, il 1° giugno a Madrid, Stadio Wanda Metropolitano dell’Atletico Madrid, la finale della Champions sarà tutta britannica.
Sia il calcio giocato da Messi e compagni a Barcellona che quello più ortodosso praticato nella patria del football hanno emesso il verdetto:
superiorità calcistica inglese rispetto a tutto ciò che avviene altrove
Ciò però non significa necessariamente che si lavori meglio a Londra che nel resto del mondo e che sia sbagliato seguire i dettami tecnici e tattici partoriti in Olanda da Cruijff. Ogni giudizio deve essere valutato sulla base dei processi di causa ed effetto.
Alla base dei successi inglesi è la forza organizzativa che ha portato, nell’ultimo periodo, tutto il meglio del calcio mondiale in terra d’albione
Allettando gli investitori stranieri (arabi, russi, cinesi e non solo) la patria del football ha progressivamente ridimensionato le strutture calcistiche più forti esistenti, prendendosi tutto il meglio in circolazione, cominciando dai giocatori. Solo Messi e Ronaldo (ultratrentenni) sono riusciti a resistere alle sirene d’Oltremanica e soltanto grazie agli sforzi considerevoli sostenuti dall’azionariato blugrana catalano e dalla Fiat.
Oltre che ad investire sui giocatori, il professionismo inglese da tempo punta soprattutto sui cosiddetti Manager (gli allenatori) andando a pescare il meglio del meglio
I tecnici più capaci sono tutti oltre la Manica, e non importa se parlano tedesco come Klopp a Liverpool, spagnolo come Guardiola a Manchester o Castigliano come Pochettino a Tottenham.
Mourinho è sempre parte del giro, come anche Conte, anche se per loro sembra che il tempo buono sia già scaduto: appaiono superati ed ormai pronti ad un ritorno in patria dove troveranno credito per sempre.
Perché nella patria del commercio quando si tratta un prodotto si sta bene attenti a quel che accade attorno e non si compra la roba scaduta
In altre parole, se altrove (Italia ad esempio) c’è un tipo a Napoli che si chiama Sarri e funziona, ecco che si presenta il Chelsea e lo ingaggia. Si tratta di un ex timido che in poco tempo è riuscito perfino a comunicare in perfetto inglese ed a portarsi dietro un giocatore in cui crede: Jorginho.
Il prossimo sara à sicuramente l’allenatore dell’Ajax Erik Ten Hag. I club italiani non ci stanno nemmeno pensando di farsi avanti con qualche offerta, tanto lo sanno che finisce in Premiership.
Il segreto del successo del calcio inglese non è in alchimie tecnico-tattiche o in una Scuola: è la struttura della Premier inglese
Accetta tutto quello che funziona, senza porsi limiti e lasciando che si scontrino scuole di pensiero diverse, ma sempre ad alto livello.
Allo stato, attuale il calcio inglese ha avuto la meglio, si dica pure per il rotto della cuffia specie nel caso dei giovani olandesi, che, comunque, stanno indicando un modello forte. Ben presto anche questo modello sarà introitato per diventare patrimonio della Premiership,
Si stia comunque bene attenti prima di considerare il gioco praticato a Londra arretrato rispetto a quello di Amsterdam: le caratteristiche tecniche e tattiche, cominciando dal pressing, sono già ben assimilate.
Al gioco totale travolgente manca solo il fraseggio stretto, ma non l’attitudine mentale
Per il resto, l’elemento che ha fatto la differenza in questo scontro con il resto di Europa è l’’intensità’ con cui si gioca al calcio nella Premiership.
L’equilibrio esistente al vertice fra tante squadre (che ha prodotto lo scudetto del Leicester di Claudio Ranieri) rende la Premiership il campionato più duro del mondo. Testa e fisico, assieme, si abituano a dare il meglio di sé con sempre maggiore intensità. Ne risultano ritmi che chi è abituato a campionati poco competitivi (dove ci sono squadroni e squadrette) non conosce, non pratica e non può affrontare.
Un buon allenatore è in grado di predisporti ad ottenere il massimo
dal punto di vista tecnico e tattico e strategico. Ma l’intensità, la capacità di rendere sempre al massimo senza flessioni fisiche o mentali, quella la può dare e migliorare solo l’impegno agonistico sul campo.
Le partite durano 90 minuti, e i conti si debbono fare alla fine. E l’esito è sempre legittimo
Non deve perciò sorprendere che Barcellona ed Ajax abbiano subito l’intensità maggiore inglese tanto da incorrere nel progressivo ribaltamento dei rapporti di forza in campo in entrambe le seconde parti delle gare. Le partite durano infatti 90 minuti, e i conti si debbono fare alla fine. E l’esito è sempre legittimo.