di Giacomo Mazzocchi
A Fabio Fognin è bastato uno squarcio di un’ora e mezzo fra le nuvole nere per avere ragione del quotato francese Joe-Wilfred Tsonga in due set (6-4, 6-4) e raggiungere gli altri due azzurri, Berrettini e Cecchinato, agli ottavi di finali.
Gli altri match programmati per oggi sono saltati tutti tranne tre e l’atteso esordio di Roger Federer è stato rinviato così come altre 40 partite del tabellone maschile e femminile. Non era mai successa una cosa del genere nella storia degli Internazionali di Roma al Foro Italico. Torneo Master 1000 che si svolge in un periodo primaverile piuttosto al sicuro dal maltempo: sono sufficienti i teloni protettivi e, terminata la buriana, si può tranquillamente continuare.
Così non è stato oggi e la faccenda si è aggravata per la contemporaneità con la finale di Coppa Italia di calcio all’Olimpico che crea ulteriori problemi per la gestione del pubblico.
In ogni caso, il responsabile dell’organizzazione Sergio Palmieri assicura che domani (previsioni meteo ottime) si potranno disputare sui 10 campi disponibili al Foro italico i 40 incontri in vista delle finali di domenica. E’ possibile che qualcuno entrato nel tabellone per ultimo debba giocare due partite nella stessa giornata. Infatti, l’orario di inizio è stato anticipato alle 10.
Ricordiamo quanto successo proprio a Matteo Berretini due settimane fa a Monaco di Baviera dove il giovanotto romano, causa rinvii per grandine e freddo, ha dovuto giocare nello stesso giorno la semifinale e poi la finale con un’interruzione di sole tre ore.Ciò ha palesemente influìto sulla seconda prestazione avendo il suo avversario giocato la sua semifinale il giorno prima.
A soffrire di più la situazione è stata la lunga giornata televisiva incentrata su una serie di grandi sfide fra cui l’esordio di Roger Federer. Al centro dell’attenzione è rimasto praticamente Fognini ed il suo prepotente successo sul beniamino dei francesi Tsonga. Fabio è stato ancora una volta assoluto padrone del campo tanto che in molti, fra pubblico e critica, cominciano a chiedersi se sia Fognini diventato troppo bravo o i suoi avversari progressivamente troppo scarsi.
Fognini è sempre stato molto bravo, e questo è platealmente sotto gli occhi di tutti da tempo. Il suo stile, il suo uso disinvolto e sicuro della racchetta col dritto ed il rovescio sono sicuramente esemplari. Se non è al top del ranking è perché il suo approccio mentale che qualche volta lo manda fuori giri. La calma, nel tennis e non solo, è la virtù dei forti: bisogna sapere accettare che anche il più debole sia in grado di trovare energie e risorse per opporsi.
Una grande tennista come Flavia Pennetta, e il loro figlio, hanno reso il carattere e l’approccio agonistico di Fognini più consono, più maturo e in grado di non indispettirsi spaccando la racchetta o lanciando la palla in tribuna se un avversario (ad esempio come Tsonga oggi) gli riprende ogni sua palla corta sotto rete: “Come osa costui!”.
Il Fognini di oggi è in grado di controllare sia i suoi avversari che sé stesso. E’ partito in entrambi i set strappando il servizio al francese e poi ha campato di rendita sapendo di non temere sorprese sul proprio servizio. In qualche circostanza gli è apparso che l’avversario mollasse ed ha
tentato di forzare i tempi con il risultato di attaccare quando non era il momento, consentendo a Tsonga di risalire sfruttando gli errori di forzatura di Fognini.
Il match avrebbe potuto anche cambiare direzione con il Fognini di una volta. Tsonga, infatti, ha tirato fuori i suoi vecchi artigli da leone ed ha saputo in entrambi i set costruirsi i contro- break necessari per accorciare la distanza. Ha addirittura avuto l’occasione per raggiungere il 5-5 nel secondo set.
Ma Fognini non ha concesso la chance al francese e lo ha rintuzzato per poi concludere l’ultimo game alla grande sfoderando il repertorio che lo rende uno dei migliori sulla terra rossa: prima palla di servizio vincente; scambio altrettanto vincente e due smorzate sotto rete! Tanto per lasciare il segno.
Se i suoi avversari battuti fanno brutta figura – come Nadal a Montecarlo o il Tsonga di oggi – non è perché sono improvvisamente diventati dei brocchi, ma perchè effettivamente hanno trovato di fronte a loro uno più bravo di loro. Almeno in quell’occasione.