di Giacomo Mazzocchi
Nel secondo test match pre Mondiali, gli azzurri si impongono alla Russia per 85-15 a San Benedetto del Tronto. Come punteggio siamo a livello degli All Blacks neozelandesi o degli Springboks sudafricani.
In 80 minuti di gioco l’Italia ha rifilato ai russi la bellezza di 13 mete, in media una ogni 7 minuti. Ma la Russia rugbisticamente chi è? Nessuno, ovviamente (nel contesto delle grandi).
Si tratta però sempre della rappresentativa di un paese che si è qualificato alla fase finale dei Mondiali Giapponesi (e seconda nel Campionato Europeo extra Sei Nazioni); una nazione che quando era URSS batteva l’Italia due volte su tre e che avrà l’onore, il 20 settembre, di disputare la partita inaugurale dei mondiali contro i padroni di casa del Giappone.
Ed invece, la squadra sperimentale messa su dal CT O’Shea ha risposto in pieno alle più rosee aspettative. Il tecnico iralndese voleva che la squadra, contro un avversario molto fisico, fosse in grado di imporre la propria superiorità e soprattutto sviluppasse un grande ritmo. Due elementi indispensabili per poter affrontate un girone che li vede assieme a Nuova Zelanda e Sud Africa.
O’Shea voleva azioni incessanti, sostegno e gran ritmo e li ha avuti in ottima e confortante misura. Questo come prima cosa. In secondo luogo, dovendo oggi tagliare il numero di convocati per scremare i 31 da portare in Giappone, si è voluto convincere che la squadra che nel primo tempo ha affrontato la Russia sia effettivamente quella che affronterà –dopo una settimana di pausa – prima la Francia e poi l’Inghilterra negli ultimi due test match prima di salpare per l’Estremo Oriente.
Per andare al nocciolo, una settimana fa a Dublino il CT ha badato soprattutto a valutare le condizioni individuali in un complesso assemblato per l’occasione. Aver perso con l’Irlanda per 29-10 è stato un risultato confortante. Contro la Russia è stata schierata una formazione in grado di giocare un rugby di qualità con una coppia mediana affiatata (Tebaldi-Allan), una terza linea ‘delle meraviglie’ (Parisse, Stein, Polledri) che molti esperti internazionali considerano fra le più forti in circolazione, una linea arretrata con giocatori di grande spessore tecnico ed atletico.
Questa Italia del rugby ha giocato a tutto campo ogni pallone offrendo efficienza e spettacolo per 80 minuti. Soprattutto, ha sprecato pochissime occasioni e se c’era l’opportunità di andare in meta ci si andava anche con una ventina di passaggi. Alcune mete sono state davvero entusiasmanti, come la seconda meta italiana siglata da Capitan Sergio Parisse (139ma presenza azzurra).
Insomma, Conor O’Shea ha avuto la certezza che i 31 giocatori che sceglierà hanno tutti le carte in regola, come preparazione tecnico-fisica ed affiatamento collettivo, per ben figurare in Giappone.
Hanno sorpreso in senso positivo soprattutto alcuni elementi. In primis Jake Polledri del Gloucester – che non a caso ha ricevuto la nomina di Man of the Match. Presente in ogni situazione di offesa o di difesa, tipo raro di cacciatore del pallone che riporta Hooper, il capitano trascinatore dell’Australia.
Finalmente anche la linea trequarti con Hayward, Bellini, Morisi, Campagnaro, Minozzi, e Padovani ha mostrato che il lavoro svolto li ha messi in condizione di ‘far male’ agli avversari con azioni corali lucide e travolgenti. Insomma, un Italia del rugby che ha dimostrato di aver lavorato molto è bene.
Ma la cosa bella è che c’è ancora qualche carta importante da scoprire. Per esempio Braley, il secondo ‘italiano’ di Gloucester, amico e compare di Polledri. Quando è entrato nella ripresa, ha dato un saggio della sua bravura con un’improvvisa incursione attorno alla mischia conclusasi con un improvviso assist sotto mano per la meta di Padovani.
Il mediano di mischia titolare (a ragione) è attualmente è Tito Tebaldi anche oggi ineccepibile. Ma Braley (anche per l’affiatamento con Polledri) può essere quel qualcosa in più. Comunque, è meglio averne due di mediani di mischia in gamba (cioè di registi) per un Mondiale!
Per quanto riguarda la cronaca, sono state realizzate 13 mete: sei nel primo tempo e sette nel secondo. Gli autori: tre Minozzi, due Bellini e Padovani, una Morisi, Parisse, Hayward, Dallan, Ferrari, Canna. Da segnalare che gli azzurri sono stati capaci di commettere 4 falli da punizione in 4 minuti , riuscendo a concedere alla Russia l’onore di segnare per primi al 3’ con un piazzato di Gaysin.