di Giacomo Mazzocchi
Quello italiano non sarà ‘il Campionato più bello del mondo’ ma sicuramente il più pazzo lo è, almeno da quanto si sta assistendo in queste due prime giornate estive di Serie A e senza naturalmente distogliere l’attenzione dalla Formula 1. Allenatori malati che a Torino (Sarri) e a Bologna (Mihajlovic) – panchina o degenza che sia – non sopportano handicap, anzi..! Un Campionato che offre un Derby del Cupolone avvincente e spettacolare come non mai, a suon di gol, ‘legni’ e salomonico pareggio finale.
Un torneo dove il malaccorto funzionamento della tecnologia, dopo aver inquinato l’esito di Fiorentina-Napoli (rigore fasullo per il Napoli), turba anche Cagliari-Inter, offrendo in rapida successione temporale due diverse interpretazioni (e relative sanzioni) del nuovo ‘regime rigoristico’: penalty negato ai sardi e, subito dopo, rigore pro Inter realizzato da Lukaku; fine della partita.
Il problema è che il sistema in atto quest’anno consiste nella totale esautorazione dell’arbitro in favore della tecnologia.
Un arbitro professionista, giunto in Serie A a seguito di un difficile percorso non tecnologico, ora non conta più nulla. Al massimo fa il notaio dei cartellini gialli, fischia il calcio d’inizio e stringe la mano ai capitani o conta i nove passi della barriera. La partita è di pertinenza del metodo VAR. Ci sono però tanti casi in cui la tecnologia non può interferire con esattezza e in tempi accettabili, dove non esistono parametri chiaramente enunciati. Ad esempio, a quanti centimetri di distanza una mano deve essere distante dal corpo per essere innocente?
Simili problematiche sono state affrontate già da altri sport, ma il calcio, con presunzione, ha ignorato il lavoro altrui.
Il Rugby, ad esempio, presenta problematiche di lettura enormi per sua natura e nessuna tecnologia è in grado di leggere tutto. Per questo esistono gli arbitri e gli assistenti. Per questo calcio, rugby e tutti gli sport di squadra vanno avanti senza tecnologie da sempre e in tutte le categorie. L’arbitro non deve essere sostituito dalla tecnologia e questa deve essere chiamata a collaborare volta per volta dall’arbitro. È lui il responsabile iniziale e finale: la tecnologia Var (con la sua componente umana) ha solo il compito di fornire risposte esaurienti.
Per esempio, sabato l’Italia del Rugby – in vantaggio a Parigi contro la Francia in un test pre-Mondiali – ha subito dall’arbitro una doppia penalizzazione che ha sconvolto la partita: meta tecnica da meno 7 punti, più cartellino da 10’ per l’azzurro Bellini. Il Var da lui consultato ha offerto le risposte richieste ma l’arbitro Carley ne ha tratto conseguenze del tutto errate. L’Italia ha perso alla fine 47-19, ma il Board sanzionerà sicuramente Carley.
La cosa più pazza della giornata calcistica è stata la prodezza acrobatica alla Ronaldo con cui Koulibaly si è elevato in aria per insaccare con violenza all’incrocio dei (propri) pali il pallone della vittoria bianconera. Era il 93’ minuto!
Partite pazze ovunque. In particolare a Bergamo dove la ‘legge Gasperini’ (l’importante è segnare una rete in più) alla fine ha premiato proprio l’avversario, quel Torino che ha fatto presto a far dimenticare le disgrazie europee affiancandosi al primo posto a punteggio pieno a Juventus e Inter.
Chi sta producendo meglio è Antonio Conte impegnato nella ricostruzione delle macerie lasciategli da Spalletti: mentre a medio termine lavora al gioco ed al miglior inserimento dei nuovi acquisti, nell’immediato si è impegnato ad organizzare il pressing sugli avversari in possesso di palla.
In attesa di Sarri, un giudizio sul Napoli non può prescindere da una forte perplessità sull’operato di Carlo Ancelotti, reo di avere schierato nel primo una squadra timorosa e rinunciando all’apporto indispensabile sulla fascia sinistra di Mario Rui, scarso difensore ma utile pedina di raccordo. Per 45 minuti il Napoli (e la sua difesa sballata nella presuntuosa coppia centrale Manolas-Koulibaly) è stata alla mercé di una Juventus pur con un De Ligt in evidente difficoltà.
Poi, entrato il portoghese del Napoli, sono stati i bianconeri ad andare in bambola specie nel settore difensivo, dove appare sempre più chiaro che chi è indispensabile è Chiellini e non Bonucci. Insomma, i problemi a Napoli, come alla corte di Agnelli, sono soprattutto dietro.
Le pazzie del calcio italiano non hanno distolto l’attenzione dalla Formula 1 dove le ottime prestazioni della Ferrari di Charles Leclerc nelle libere lasciavano intuire una grande prestazione per il giovanissimo pilota monegasco esponente della scuola Ferrari.
Finalmente, nel Gran Premio del Belgio la Rossa è stata impeccabile sotto ogni aspetto. Leclerc ha confermato di essere il migliore della nuova guardia posizionandosi al primo posto fin dalle libere e tenendo dietro tutti sia nelle prove che sul traguardo. Per lui è la prima vittoria in Formula Uno, la prima volta che canta l’Inno di Mameli (in perfetto italiano, naturalmente). Domenica prossima l’appuntamento con la Ferrari ritrovata è… Monza.