di Mauro Lanzilotto
Non é solo il record battuto precocemente (almeno per le abitudini italiche) da un ragazzo di 23 anni. È anche perché gli addetti ai lavori non ci puntavano affatto e perché il record, tra l’altro, è di alto valore simbolico per chi mastica di tennis.
Se infatti è noto come la vittoria sull’erba di Wimbledon dia un prestigio immenso a chi si fregia del titolo, l’appellativo di numero uno lo si costruisce con le vittorie sul cemento, ormai la superficie principe di questo sport: ebbene, mai un italiano maschio era arrivato in semifinale sul cemento di un torneo dello slam e nei precedenti 72 tentativi avevamo raccolto la micragna di un quarto di finale con Caratti a Melbourne nel lontano 1991.
Basta una semifinale a decretare un futuro radioso per il tennista cresciuto al Circolo Magistrati della Corte dei Conti di Roma?
Il futuro radioso per l’appassionato italiano significa solo una cosa: quarti, semifinali e finali a gogo nei tornei dello slam e radici ben piantate nei top 10 per un discreto numero di anni. Insomma, tornare ai favolosi anni 70, all’epopea di Panatta e Barazzutti.
Non è la prima volta che tra gli addetti ai lavori ci si pone questo interrogativo: lo ricordo dopo la vittoria di Volandri su Federer a Roma, dopo la semifinale di Cecchinato a Parigi (quest’ultimo forse un po’ meno data l’età avanzata del palermitano) e in occasione della vittoria a Montecarlo di Fognini. Non pretendo di officiare al tempio della Sibilla Cumana, ma proviamo a mettere dei punti fermi per capire quante possibilità ci sono perché l’evento atteso si avveri.
La premessa è che ciò che impressiona in Matteo è la velocità di miglioramento dei punti deboli del suo gioco. Poca reattività nella risposta, insufficiente footwork e debolezza del rovescio coperto sembravano aver bisogno di moltissimo lavoro specifico e, complice anche la struttura fisica imponente, pochi avrebbero avuto il coraggio di scommettere su miglioramenti così veloci e profondi.
Invece, con grandissimo stupore della gran parte degli addetti ai lavori, in un anno e mezzo si sono potuti ammirare progressi a dir poco stupefacenti: nella semifinale degli US Open con Nadal non credevo ai miei occhi, Matteo teneva la diagonale di sinistra con scambi in progressione sul dritto dell’orco spagnolo. Neanche in un sogno lo avrei potuto immaginare.
Nel primo set Matteo ha giocato alla pari con uno dei più forti giocatori di tutti i tempi pur se il meno amato tra i nostalgici dei gesti bianchi che si riempiono gli occhi solo quando scende in campo il Re. Questi nostalgici sperano, con tutte le loro forze, in una precoce fine carriera del culturista di Maiorca.
Primo problema
Se torniamo al nostro principale dilemma, è che il tennis si basa sul l’intensità e i giocatori top sono quelli che mantengono un livello altissimo per tutto l’arco dell’incontro. Cinque set sono lunghissimi e rispetto al best of three è di fatto un altro tennis: c’è bisogno di un impressionante prestanza fisica, tecnica e mentale. Questo è il principale rebus da risolvere sul quale è difficilissimo dare una risposta. Dipenderà dalla fame e dalla capacità di sacrificio che sarà in grado di autoimporsi e nessuno lo può predire al momento.
Il secondo aspetto è più tecnico
La prestanza atletica e i suoi attuali punti di forza gli impongono di migliorare ancora di più il servizio. In questo Us Open ha servito meno di 5 ace a set. Sono convinto che lui non possa prescindere con la forza e l’altezza che possiede, dallo sfruttare questo vantaggio in maniera ancora più importante rispetto ad oggi. Ricavare almeno un paio di punti a game solo col servizio non solo dà un gran vantaggio al battitore ma mette sotto pressione chi risponde togliendogli sicurezza anche nei suoi turni di battuta. Ma c’è da lavorare molto anche sulla tempistica giusta per verticalizzare il gioco e anche sulla fluidità del gioco di volo: ritengo abbia bisogno di giocare qualche doppio per migliorare questi aspetti.
Il tennis di Matteo sinceramente non mi ruba gli occhi, ma quanta ammirazione per chi, non dotato di grande talento, è arrivato per primo in semifinale sul cemento, giocando un tennis sconosciuto fino ad ora ogni suo connazionale.
Chapeau Matteo e tanti auguri di cuore!