di Giacomo Mazzocchi
Inizio col botto ai Campionati del Mondo di Rugby in Giappone. Nei quattro gironi di qualificazione verso le finali erano oggi in programma le sfide fra le due teste di serie del gruppo di cinque: in particolare – dopo Giappone- Russia di ieri (30-10) – toccava allo scontro diretto tra due leader, entrambe nel girone B dell’Italia: Nuova Zelanda-Sudafrica.
Il match fra Allblacks e Springboks, è stato uno spettacolo incredibile. Due formazioni che si sono date battaglia ai massimi livelli tecnici ed agonistici dall’inizio alla fine, con attacchi e contrattacchi e senza un attimo di respiro. Supremazia e punteggio in mano ai Tuttineri solo nel primo tempo. Poi nella ripresa è salito il Sudafrica, ed è stato uno show di assoluto livello da entusiasmare anche chi il rugby lo conosce poco. Trenta atleti scatenati che si affrontano a viso aperto, con ogni sforzo fisico e mentale sfruttando ogni centimetro di campo disponibile, difendendo stoicamente. Il Sudafrica riprende in pugno la situazione nella ripresa portandosi sul 13-17 e continuando ad attaccare da qualsiasi posizione. La Nuova Zelanda replica con lo stesso coraggio ogni volta che riconquista l’ovale: Che show!
Spettacolo nello spettacolo, fra le fila sudafricane svetta l’uomo più piccolo del Rugby, un ragazzo coloured. Ovvero un discendente dei sangue misti che popolarono il Capo di Buona Speranza a seguito dello sbarco dei profughi ugonotti scappati dall’Olanda nel 1500 e fondatori dell’attuale Repubblica del Sud Africa. Cheslin Kolbe è alto 1,71 mt e pesa 74 chili. Con il pallone in mano è in grado si sconvolgere ogni difesa grazie a velocità agilità, cambi di passo (nomignolo: Hot Step = Passo Caldo). Può giocare in qualsiasi ruolo dei trequarti. In Nazionale viene impiegato soprattutto come ala destra.
Oggi i suoi contrattacchi tutto campo hanno ripetutamente annullato l’implacabile difesa neozelandese permettendo agli Springboks di guadagnare decine e decine di metri di campo e realizzare due mete. Il ragazzo di Stellenbosh (Città del Capo, dove si produce uno dei vini bianchi più gustosi del mondo) proviene dal Rugby Seven dove le sue funamboliche serpentine hanno permesso al Sud Africa di vincere il Bronzo ai Giochi Olimpici di Rio nel 2016. Ben lo conosce Sergio Parisse che lo ha trovato a Tolosa quest’anno quando ha lasciato Parigi, constatando, dall’alto dei suoi quasi due metri e dei suoi 113 chili, che non è vero che non c’è spazio nel grande rugby per i piccoletti!
Il capitano azzurro (alla sua quinta Coppa del Mondo) dovrà perciò spiegare ai suoi uomini i segreti per fermarlo prima che gli arrivi il pallone. Comunque, la Nuova Zelanda alla fine è riuscita a frenare la rimonta sudafricana ed a chiudere la partita 23-13. Ad esaminare attentamente l’accaduto si potrebbe rilevare che una bella mano l’abbia data agli Nuova Zelanda l’arbitro francese Jerome Garces, individuando delle irregolarità nelle azioni vincenti di Kolbe e degli Sprinboks: troppe e sospette. Il perché di questa apparente parzialità sfugge e l’impressione è stata che abbia guardato il pelo nell’uovo soltanto a sfavore di una squadra. Certamente il Sudafrica e Kolbe meritavano di più.
Il C.T. azzurro Conor O’Shea e gli azzurri di Parisse hanno capito che anche gli All Blacks hanno qualche punto debole mentre, per quanto riguarda il Sud Africa, è apparso evidente che gli Spingboks soffrono alquanto nelle mischie ordinate e che limitando loro il possesso dell’ovale si può disinnescare la pericolosità di Cheslin Kolbe e della linea arretrata sudafricana. Per il momento, però, è necessario rimanere concentrati sull’esordio azzurro con la Namibia previsto fra poche ore, alle 7:15, su Rai2. Gli altri risultati: Girone C, Francia-Argentina 23-21 (l’argentina fallisce il piazzato del sorpasso 23-24 all’ultimo minuto!); Girone D, Australia – Figi 39-21.