di Giacomo Mazzocchi
Può il Napoli che ha strapazzato il Liverpool campione d’Europa perdere in casa contro il Cagliari?
Su tutto il calcio pesa l’incubo dei troppi impegni ravvicinati e la moda del turn over. Meglio affidarsi all’antica regola: metti in campo la squadra migliore e pensa all’oggi e quando hai il risultato in tasca, ruota tutti quelli che vuoi.
Napoli-Cagliari – Dato per assodato che questo Cagliari di Maran è un fior fiore di squadra ottimamente messa in campo – moderna e dotata di giocatori professionisti seri e coscienziosi – com’è possibile che il bel Napoli finora visto all’opera non riesca ad imporsi ad un avversario di impianto decisamente inferiore?
La palla è rotonda, è vero e spesso nel calcio l’episodio, la fortuna cambiano le carte in tavola. Ma in questo caso non è intervenuta la Dea Bendata, non c’è stata alcuna casualità. Il Cagliari ha tenuto la partita in mano, ha eretto la diga necessaria per arginare la verve dei piccoletti e su questa si sono frantumati gli attacchi del Napoli. L’innesto degli ‘sfondatori alti’ Milic e Llorente e Koulibali è risultato tardivo.
L’unica pseudo occasione per il Cagliari è stata vincente (rete di di testa di Castro) conseguenza della nota incapacità di mettere argine, dopo proprie ripartenze, agli avversari che salgono. Queste incursioni avversarie sono fonte di permanenti guai, in particolare sulle palle alte. Ancelotti si augurava che la coppia Koulibali-Manolas potesse supplire, ma così non è stato come si è visto in tutte le partite della stagione.
La Juventus, vince contro il Brescia, ma soffre troppo
Quanto alla Juventus, vince contro il Brescia, ma soffre troppo. Su tutto il calcio pesa l’incubo dei troppi impegni ravvicinati e la moda del turn over. Meglio affidarsi all’antica regola. Metti in campo la squadra migliore e pensa all’oggi e, quando hai il risultato in tasca, ruota tutti quelli che vuoi.
Qualcuno dovrebbe spiegare perché contro l’Inter la Lazio ha messo in campo la formazione B
Inter-Lazio -La Lazio ha mandato in campo la formazione B, mandando cioè in panchina non solo il capocannoniere Immobile (anche per motivi disciplinari), ma anche Lulic e Lucas Leiva, note colonne biancoazzurre). Ha preferito loro i modestissimi Caicedo, Bastos e soprattutto un certo illustre sconosciuto Jony (al secolo Jonathan, Rodrigo Menendez , 28 anni) acquistato per 2 milioni di euro dal Malaga.
Inzaghi lo sta imponendo sulla fascia sinistra al posto di Lulic, imitando il Mario Lui del Napoli: risultati finora pessimi. La rete della vittoria interista di D’Ambroso è quasi una fotocopia di quella cagliaritana contro il Napoli. L’Inter ringrazia e porta a casa la quarta vittoria consecutiva.
Strapotere? Conte sta facendo il miracolo di rigenerare una squadra lasciata da Spalletti alla deriva? Fermi tutti, l’Inter è in vetta alla classifica a punteggio pieno perché Handanovic ha salvato la propria porta con quattro interventi miracolosi. La Lazio squinternata dalla moda del turnover ha dominato la partita senza concretizzare. La tifoseria nerazzurra non sta nei panni: ieri ha applaudito Lukaku come fosse un messia e non un nerboruto attaccante che spara missili balistici da lontano perché la squadra non ha gioco per rendersi pericolosa in area di rigore ed i suoi frombolieri sono Sensi, D’ambrosio e Barella (tutti italiani, si consola il CT Mancini).
La Roma deve ancora crescere
Quanto allo splendido match fra Roma ed Atalanta, anche qui sono emersi alcuni problemi di conduzione tecnica. Contagiato dalla moda del turn over (o per qualche ripensamento
tattico) Gian Piero Gasperini continua a rinunziare all’impiego del magico tridente del gol Gomes-Ilicic-Zapata lasciandone uno in panchina. Ma I neroazzurri dominano il gioco in virtù di un calcio superiore, è veramente l’Ajax italiano.
La Roma spagnola di Fonseca risponde al massimo delle proprie possibilità attuali impostando tutto sullo splendido impegno di Dzeko, le percussioni travolgenti di Zaniolo e
sulla onnipresenza di Pellegrini. Duello esaltante. Ma non arrivano le reti. Poi, nella ripresa, arrivano le mosse dei due tecnici.
Gasperini rinuncia l’abilità di Ilicic per la potenza di Zapata. Cambio giusto al momento giusto e Fonseca sostituisce la pericolosità di Zaniolo con la linearità del turco Michitarian perché senza l’ottimo Spinazzola, infortunato, il centrocampo giallorosso è in balia dell’Atalanta. Scelta quasi obbligata ma errata: le possibilità offensive della Roma sono tutte affidate alle iniziative di Zaniolo. Fatale l’uno-due finale Zapata – De Roon. L’Atalanta c’è e come, mentre la Roma deve ancora crescere.