di Giacomo Mazzocchi
Ci ha messo qualche mese, ma alla fine Maurizio Sarri lo ha capito: Ronaldo, Higuain e Dybala possono giocare insieme. Anzi, lo devono: per la Juventus – che ha investito una montagna di quattrini per assicurarsi le prestazioni di questi top player -; per il proprio pubblico o, più semplicemente, per gli appassionati del calcio; per gli stessi giocatori che non meritano di essere messi troppo in discussione.
D’accordo che a fare da comprimario, sulla scena, c’era l’Udinese e non il Real Madrid, ma nel primo tempo ci sono stati dei momenti in cui si è potuto ammirare un calcio offensivo davvero unico e spettacolare. La Juventus è apparsa ottima in Italia, eccellente in Europa. Purtroppo, il problema rimane sempre Sarri il quale, dopo il felice esito del Tridente, ha sciorinato tutta una serie di se e di ma con l’obiettivo di riappropriarsi della scena fino ad allora dei tre giocatori. Il suo discorso in sintesi: ieri è andata bene, domani chissà. Dipende dagli avversari (soprattutto). Sono io che decido, valutando le circostanze.
Sbagliato profondamente perché così si impedisce alla squadra – e ai tanti campioni che vi militano – di avere una propria identità, non quella altalenante del suo allenatore. Gli alti e bassi finora esibiti dalla Juventus sono la diretta conseguenza dell’impostazione mentale del proprio allenatore: Sarri si arrampica sugli specchi senza rendersi conto che la chiave di lettura appropriata è già lì, nei piedi dei suoi campioni. Talenti assoluti che non si inventano giorno per giorno e nemmeno grazie all’intervento di un tecnico che da calciatore non è mai stato nessuno.
Ronaldo, Higuain e Dybala si intendono naturalmente perché sono campioni autentici, campioni selezionati nel tempo. Il calcio ce l’hanno profondamente nella testa, nelle gambe, nel carattere, nel cuore. Sono arrivati dove sono arrivati per loro esclusivo merito e non per raccomandazioni. Sopravvivendo in un mondo che è una giungla. Messi assieme sul rettangolo di gioco, il trio trova naturalmente l’adattamento più idoneo alla bisogna. Proprio come da ragazzini si improvvisa una partitella in uno spazio libero tirando a sorte i compagni. Ognuno trova, in un modo o nell’altro, la collocazione più idonea.
Così, non c’è bisogno di una scienza per darsi i ruoli più appropriati: Higuain sfruttando le proprie doti micidiali sottoporta e dialogando con il compagno più a portata; Ronaldo imperversando in ogni dove; Dybala coordinando il tutto senza disdegnare le zone più arretrate dove si impostano le trame offensive. Tutti e tre ben consapevoli che il loro apporto non si può limitare all’offesa.
Come è dimostrato dal campo, i tre giocatori sanno benissimo che il calcio è uno sport agonistico in cui vince chi si impegna al massimo. Sempre, tutti e tre i nostri talenti hanno dato il massimo in ogni circostanza, non hanno mai fatto i capricci delle star o tirato a campare. Fra l’altro aiutati da un atletismo assolutamente raro. Higuain è una roccia solida ed in espugnabile; Ronaldo è un decatleta da Giochi Olimpici; Dybala, che appare il meno strutturato degli altri, si dimostra invece sempre più disponi bile a battersi nel confronto fisico con l’avversario come avesse una massa muscolare più fornita. Il suo è un visino d’angelo, da bravo ragazzo di famiglia. Ma alla bisogna non tira indietro.
Sarri smetta, perciò, di proporre alchimie inutili tese a dimostrare le sue qualità di magno stratega e faccia giocare i tre insieme senza tanti problemi. Lasci che si divertano e facciano divertire in santa pace senza innestare pericolose reazioni psicologiche come è successo fino ad ora. Campionato, Champions League, Coppe e Coppette sono tutte lì a portata: Sarri non se le lasci sfuggire prendendo lezioni di calcio dalla Lazio o dal Sassuolo. Si preoccupi, al proposito, di mettere a punto quel pressing che distingue il calcio più avanzato a tutte le latitudini. Un qualcosa che attualmente attiene l’Inter di Conte in attesa che lì maturi un gioco degno di questo nome.
Non sono certo gli uomini del Tridente ad impedire il conseguimento del pressing juventino che attualmente si limita al primo tempo: si lavori su questo elemento piuttosto che addentrarsi in discorsi campati in aria sul tridente visto che ad Empoli e a Napoli il pressing era la materia principale del block notes di Sarri. Al Chelsea il tema è andato affievolendosi, idem a Torino: come mai questa marcia indietro? Idee e principi confusi dalla gestione di troppi campioni? Chissà. Come diceva il poeta, “ai posteri l’ardua sentenza”, ma senza attendere troppo.
A proposito di grandi campioni: che piacere vedere Buffon ancora in porta! Fa pensare che nello sport a volte il tempo si ferma…