di Giacomo Mazzocchi
La Lazio conquista la sua prima Supercoppa superando la Juventus con il secondo 3-1 in due settimane. Era la terza volta che le due squadre si affrontavano nella finale di questo importante Trofeo, in precedenza vinto sempre dai bianconeri.
Un successo netto, un 3-1 che avrebbe anche potuto essere un 6-1 per quanto numerose sono state le occasioni favorevoli alla Lazio. Sarri ha dimostrato ancora una volta di non essere in grado gestire una squadra di Top Player. Era bravissimo ad Empoli riuscendo, grazie all’apprendimento dei dettami tecnico-tattici applicati da Guardiola in Spagna, a fare le nozze con i fichi secchi con una formazione modesta.
Poi ha campato di rendita nelle realtà più prospere di Napoli e Londra prima di essere chiamato alla Juventus. Gestire i campioni, specie quando sono maturi ed affermati, è un’altra cosa. Specie se il successo monta la testa e ci si convince – e si vuole dimostrare – che i risultati li procurano gli allenatori e non i giocatori.
È necessario, quindi, stupire ogni tanto, sostenuti dai risultati. Accade così che la migliore Juventus degli ultimi anni – quella dell’entusiasmante tridente CR7 Dybala Higuain – per Sarri sia soltanto una strategia da attuare quando la tattica escogitata la imponga. Il tridente è stato confermato per dimostrare questo assunto e vincere Riad. Ma per giustificare la mossa occorreva introdurre qualche innovazione: del tipo rivoluzionare la difesa sostituendo Cuadrado con De Sciglio e De Ligt con il turco Demiral.
Risultato: De Sciglio, al 17’, si faceva aggirare da Lulic per il cross della prima rete laziale di Luis Alberto oltre a sbandare per tutti i 90 minuti ad ogni incursione laziale. Al contrario, Inzaghi ha letto perfettamente la partita, sia prima che durante. Anche i cambi. Poteva essere azzardato sostituire Luis Alberto (assolutamente magnifico protagonista) ma l’allenatore laziale ha capito che la solidità fisica di Parolo era più vitale dell’apporto tecnico del giocatore spagnolo quando c’erano ancora 25’ duri da giocare. Idem per il cambio Leiva-Cataldi, premiato persino con la rete del centrocampista romano su punizione.
Naturalmente, Maurizio Sarri al termine ha sostenuto che sulla sconfitta non ha influito la conferma del Tridente. Ha pesato, invece, il rinvio della partita di campionato per la Lazio. In realtà la Juventus dispone di una rosa di giocatori con cui comporre due formazioni, se non tre, di pari valore. Il problema è quello di gestirli nella maniera giusta partendo, però, da un undici di base e poi tenere conto di infortuni, squalifiche e cali di forma.
Comunque, la Juventus è sempre la Juventus, la protagonista numero uno, quella che tutti vogliono battere. Per lei non ci sono sconti e anche in campionato le cose si fanno dure. L’Inter, con un Lukaku da libro Cuore, non perde un colpo, la Lazio anche. L’Atalanta invece ridimensiona con uno storico 5-0 ogni ambizione milanista mettendone in crisi tutto lo staff. La Roma scoppia di salute e se la vedrà con la Juventus all’Olimpico il 12 gennaio. Può davvero ancora succedere di tutto.