di Giacomo Mazzocchi
È successo: Juve, Inter e Lazio sono raccolte nello spazio di due punti. La Lazio, con una striscia di 18 risultati utili consecutivi e un record di 13 vittorie di fila, ha agganciato in vetta Juventus ed Inter, entrambi dall’andamento altalenante. La domanda, quando mancano 13 partite al termine, è: lo scudetto chi lo vince?
La risposta va cercata nello stato di grazia di tre giocatori il cui rendimento appare determinante per le fortune delle tre squadre. Si tratta di due goleador, Ronaldo e Lukaku, ed un match-maker, Luis Alberto. I tre personaggi sono leader non tanto per le realizzazioni che offrono direttamente (Ronaldo e Lukaku) od indirettamente (Luis Alberto –assist), quanto per l’apporto psicologico che trasferiscono ai loro compagni (leggi leadership). Per Ronaldo è un valore ormai decisamente acquisito che si appoggia anche a straordinario atletismo e vis agonistica. Per Lukaku è un insospettabile valore che arricchisce fisicità e generosità. È dunque questa fisicità che riassicura e trascina la squadra piuttosto che la tecnica o la capacità realizzativa.
Totalmente all’opposto il rendimento di Luis Alberto. Ipodotato fisicamente rispetto al portoghese (1,85 m x 85 kg) ed al belga (1,91 m x 93 kg), il centrocampista spagnolo – in teoria trequartista ma in pratica presente in ogni zona del campo – è alto come Ronaldo ma pesa ben 10 chili di meno: fanno la differenza! Luis Alberto è sostanzialmente un gracile e si può accostare al romanista – ex enfant prodige – attualmente alla Roma: Javier Pastore. Ma i piedi di Luis Alberto e la sua visione di gioco sono quelli di Pirlo.
Nella Lazio, come nell’Inter e nella Juve, non mancano grandi talenti. In particolare, Ciro Immobile, top goleador del campionato, e Milinkovic (statura di Lukaku) entrambi ottimamente strutturati atleticamente. Ma sia il ‘tuttocampista’ serbo-spagnolo che l’attaccante napoletano necessitano – per brillare – dell’illuminazione dello spagnolo. In sua assenza od appannamento la luce si sfuoca. A Parma, per esempio, era assente Milinkovic e con Immobile decisamente meno micidiale la Lazio si è trovata balbettante contro una di quelle provinciali protagoniste della stagione.
Oltre che con testa e piedi capaci di ogni magia, Luis Alberto ha sostenuto la squadra in ogni punto del campo, difendendo o accelerando con il pallone al piede, resistendo alle cariche, cadendo e rialzandosi, tirando efficacemente a rete. Il tutto impreziosito da virtuosismi mai fini a sé stessi. Una prestazione esaltante per ogni palato a dir poco incredibile anche sotto il profilo del dispendio energetico. E lo scudetto? Se è valido l’assunto che dipende dallo stato di grazia dei leader di chi vi aspira, con i rendimenti attuali la Lazio di Luis Alberto si fa preferire.
Ma mancano ancora 15 giornate e con questi chiari di luna e l’incognita VAR..mai dire mai!