di Giacomo Mazzocchi
Se esistesse il Dio del pallone avrebbe pochi dubbi nell’assegnare lo scudetto alla Lazio. Qualche dubbio, per simpatia, solo per riservare (anche se 11 punti di distacco sono tanti) qualche canches all’Atalanta. Ma, con la Dea bergamasca mai dire mai, come insegna la Lazio imbattuta da 19 partite consecutive. Comunque, l’undici di Gasperini ha sempre la Champions League per consolarsi: il Campionato gli sta servendo da allenamento.
Sguardo benigno del Dio pallone per il Napoli dello ‘studioso’ di calcio Ringhio Gattuso. Anche la squadra partenopea è entrata prepotentemente nel novero delle squadre italiane che giocano a calcio e anche qui i sondaggi, se qualcuno li facesse, fornirebbero la stessa sentenza (nonostante che la stragrande massa di appassionati di calcio fuori sede siano juventini e interisti). Forse proprio per questa ragione abbiamo tutti sentito i fischi dello Juventus Stadium di ieri: evidente a tutti che le squadre di cui sopra sono legittimamente avanti per 1) qualità di gioco 2) spettacolo fornito 3), reti messe a segno (Atalanta 63, Lazio 56, Inter 49, Juventus 46), reti subite (Lazio 21, Juve 22, Atalanta 23, Inter 32). Ma soprattutto nel rapporto fra investimenti e ricavi economici.
Insomma, su quelli che sono gli effettivi valori calcistici in Italia se ne sono accorti quasi tutti, anche i media più duri di comprendonio. Tutti tranne pochi commentatori che, di fronte alla prova bianconera contro il Brescia, ha continuato a perorare la causa della prima della classe senza considerare che aveva di fronte una squadra penultima in classifica, praticamente retrocessa, priva già in partenza dei suoi migliori giocatori e rimasta per di più dopo pochi minuti sostanzialmente senza portiere, (ricoverato all’ospedale per un colpo al capo). Infatti, non si può considerare Andrenacci portiere di serie A: classe 1995, una manciata di presenze in Serie B e C. Un emozionatissimo esordiente che, come suo primo atto di presenza scodella il pallone sui piedi di un bianconero offrendogli l’occasione d’oro.
Sulla punizione dell’1-0 di Dybala, il valoroso ma inesperto Andrenacci era fuori posizione, immobile a guardare il pallone che entrava in rete. Il tutto mentre, in attesa della goleada, i commenti si sprecavano per il Bimbo D’Oro, migliore in campo. Stesso clima da apoteosi bianconera anche dopo che Il Brescia era rimasto in dieci per l’espulsione di Aye in seguito ad un impatto con Ramsey al limite dell’area bresciana. Un inciampo, forse fortuito, che non meritava la seconda ammonizione in pochi minuti ed il susseguente cartellino rosso inflitto dal biondo arbitro padovano Daniele Chiffi. Un eccesso di zelo a senso unico che non trovava pari riscontro allorché Cuadrado abbatteva Bisoli al limite dell’area bianconera e se la cavava con un semplice calcio di punizione e nessuna ammonizione.
Insomma, una severità eccessiva nei confronti del Brescia (ci mancava solo l’ergastolo) con lampante dimostrazione di due pesi e due misure. A nutrire perplessità sulla prova bianconera contro dei volenterosi Carneadi sono stati solo alcuni media nel dopo partita. A caldo, una gran fretta di rimarcare il pregevole possesso palla esibito dai bianconeri contro una squadra in dieci e gli interventi (uno solo, aiutato dalla traversa) del portiere Andrenacci su una buona conclusione di Rugani: quasi a sostenere che il Brescia non era handicappato dall’assenza del portiere, anzi. Chi si è invece reso conto che la Juventus senza Ronaldo potrebbe meritare la B (tanto per dirne una) è stato il pubblico torinese, giunto ormai allo stremo.
Se Torino piange Milano non canta e la preoccupazione cresce. A cosa serve avere come coppia offensiva Lukaku e Lautaro (che ha realizzato 34 reti delle complessive 49 dell’Inter)? Non basta e infatti i soldi cinesi hanno portato all’Inter altri due fuoriclasse: Eriksen e Young. L’Inter continua a vincere come la Juve per il rotto della cuffia grazie alla sorte benigna che spira sempre a favore. Ma contro la Lazio il vento si è calmato: andata in vantaggio grazie alla palla calciata male da Young l’Inter ha trovato la nebbia in val Padana!
La Lazio fatta in casa sbanca con prove individuali e collettive di eccellenza (Luis Alberto, dominatore della fascia sinistra del campo, e Milinkovic-Savic a destra). Gol, vittorie, spettacolo e traversa, che ancora trema, come quella colpita da Milinkovic con una mazzata da 30 metri. Il Dio pallone ed i sondaggi a divenire parlano chiaro: scudetto a Lazio o Atalanta grazie ad una superiorità sancita anche dagli scontri diretti.
Quanto a Juventus ed Inter, l’impressione è che per i due responsabili tecnici sia arrivato il momento del redde rationem: chi lo dice che un tecnico non possa essere sostituito alla vigilia di grandi impegni? Non ci sarebbe veramente da scandalizzarsi se in Casa Agnelli la misura fosse colma e si corresse ai ripari mentre si è ancora in corsa in tre competizioni importanti. Quanto all’Inter, è finito il tempo delle Vacche Grasse in Cina: non sappiamo se qualcuno se ne è accorto. D’ora in poi occorre mettere a dura prova il proprio ingegno e le proprie capacità per crescere e sopravvivere.