di Giacomo Mazzocchi
Rugby Sei Nazioni 2020, Stadio Olimpico esaurito per l’incontro con la Scozia (56.000 biglietti in prevendita, oltre 5.000 gli scozzesi ex Brexit in gonnellino fra il pubblico festante). Risultato: 0-17 in favore degli ospiti, ventiquattresima sconfitta consecutiva per gli azzurri nel Torneo più prestigioso al mondo. Verdetto onorevole rispetto alle batoste accumulate a Glasgow e Parigi? Italrugby dunque in crescita? Niente affatto: al contrario, la peggiore Italia mai vista in campo nei tempi recentissimi. Lontana anni luce da quella arrivata al mondiale in Giappone con due successi ed una sconfitta onorevolissima (subita in inferiorità numerica) contro il Sud Africa laureatosi Campione del Mondo.
Quella era la squadra di Conor O’Shea, emigrato poi a curare il top rugby inglese. Era l’Italia di Capitan Parisse e poi, a ricostruire il vertice azzurro, è arrivato Franco Smith, allenatore sudafricano con esperienza italica. L’importante rinnovamento doveva arrivare da un forte ringiovanimento, cioè ricerca e inserimento di giovani in quasi tutti i ruoli. Anche un nuovo Capitano, allenatore in campo e la responsabilità è toccata al tallonatore Luca Bigi. Franco Smith ha avuto la truppa da lui selezionata disponibile per lunghi raduni collegiali.
E nel primo impegno contro il Galles ha lanciato il suo progetto. Risultato, una prova con chiari e scuri, contrassegnata da molta indisciplina tattica e fallosità che hanno portato a troppe penalità e a giocare sempre in difesa: 42-0 per il Galles. Una settimana dopo visita alla Francia a Parigi e conferma per tutti. Risultato? Subiamo 35 punti ma si muove lo score azzurro con 3 mete. Italia in crescita dunque? Dovrebbe, sembra ci sia un progetto, andiamo avanti.
Smith riconferma di nuovo tutti contro la Scozia anche essa, come l’Italia, a zero vittorie, ma unico Paese delle Sei Nazioni con cui dalla prima edizione riusciamo ad incamerare frequenti vittorie. Purtroppo, tutto sbagliato. Il 17-0 è ingeneroso per gli scozzesi che hanno sbagliato un calcio di punizione fra i pali dopo 3’ e diverse mete nel corso degli 80 minuti di gioco e altre annullate. L’Italia è rimasta a zero sotto tutti i punti vista. Insufficiente nella testa e nella tecnica, le lacune messe in mostra precedentemente sono cresciute anziché ridursi.
La difesa sulle avanzate delle linee arretrate sempre sballata e facilmente perforabile. Esemplare la prima meta di Hogg al 21’: Allan (che appariva migliorato nelle situazioni pedatorie), raccolto un pallone vagante nella propria area, calcia fra le braccia di Hogg. Il capitano scozzese corre per trequarti di campo aggirando prima Morisi e quindi Hayworth per raggiungere indisturbato la meta per lo 0-5.
Un vero regalo, incredibile a livello internazionale. Gli azzurri hanno avuto anche la possibilità di accumulare qualche punto nel primo tempo su calci di punizioni facilissimi. Ma qualcuno in campo (che dovrebbe essere capitan Bigi) ha ordinato di mandare la palla in touche per una rimessa laterale italiana. Il guaio che la Moule avanzante italiana non avanzava e il progetto tecnico-tattico non portava alcun frutto. Né in quella circostanza, ne successivamente quando gli azzurri hanno avuto occasione di giocare una rimessa laterale.
Insomma, è apparso che il preparato Franco Smith abbia soltanto insistito per far svolgere ai suoi un compitino, schemi che in campo dovevano essere eseguiti a qualunque costo. L’impressione è stata di un’Italia scesa in campo per ‘allenarsi’ contro una squadra vera, facendo cose a prescindere dalla realtà della partita. Un progetto che non porta da nessuna parte che serve solo a conquistare la 24esima sconfitta consecutiva e prenotare per l’ennesima volta il cucchiaio di legno spettante a chi resta all’asciutto. A questo punto sconfiggere Irlanda od Inghilterra nei prossimi due match è davvero un’utopia.
Quanto a Franco Smith, la pazienza nell’ambiente rugbistico è davvero finita. L’unica cosa che si potrebbe fare è richiamare immediatamente Capitan Parisse, pronto a disputare, come concordato con il CT, il match d’addio alla Nazionale contro l’Inghilterra il 14 marzo. Era già pronto a scendere in campo oggi, ma Franco Smith ha preferito rimandare. E ha fatto male, perché quello di cui l’Italrugby in questo momento ha bisogno è della sua presenza, del suo carisma. Il CT non se l’abbia a male, è lontano dalla meta.