Chi è Michele Sciscioli?
Sciscioli, laurea in Scienze Politiche all’Università di Milano, è stato Capo Dipartimento Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri fino al 20 ottobre 2019, alle dirette dipendenze dell’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti. Si, Giorgetti quello di Sport e Salute Spa che tanto mal di pancia aveva fatto venire al Presidente del Coni Malagò.
Il Capo Dipartimento cambia a fine 2019 nel rispetto del più rigido ‘spoil system’: direttamente dal Ministero della Pubblica Istruzione e con una laurea in Scienze della Comunicazione arriva Giuseppe Pierro da Bitonto (BA) grazie all’avvento del governo giallorosso e del Ministero (anche) dello Sport – rigorosamente senza portafoglio – condotto da Vincenzo Spadafora.
Nello staff del Ministro Spadafora Pierro era arrivato come vincitore (con polemiche relative alla non compatibilità della Commissione giudicatrice con alcuni dei vincitori tra i quali Pierro) di un concorso del 2019 per 5 posti di dirigente amministrativo di seconda fascia. Di lui si ricorda soprattutto l’ulteriore stanziamento sul filo di lana di “160 mln di euro per il bando Sport e Periferie 2020 che si attesta così a 300 mln complessivi per l’anno 2020”.
Con il nuovo governo Draghi, Pierro scompare e il Sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali (ri) nomina Michele Sciscioli da Gallipoli (LE), il 31 marzo scorso, Capo Dipartimento dello Sport di Palazzo Chigi. Curiosa coincidenza: due pugliesi (anche se di territori lontani tra loro). Sciscioli torna così a Ferratella in Laterano e forse non serviva nemmeno cambiare poltrona e arredi d’ufficio.
A dispetto di quanto si possa pensare (e sperare), Giorgetti sembra avere ancora del tempo a disposizione, al Mise, per continuare ad occuparsi di Sport: quale è altrimenti il significato così ‘giorgettiano’ di questa nomina da parte della Vezzali?
Forse Malagò, dato vincitore come Giulio Cesare sulle nostre pagine, dovrebbe evitare -soprattutto a marzo- di passeggiare per Largo Argentina a Roma e non familiarizzare troppo con chi fa parte del suo ambiente. E magari, finalmente, finirà di recitare il mantra: “Ogni grande atleta è un grande dirigente”