I fatti sono fatti. Chi vuole, poi, può interpretarli.
Nell’ottobre del 2018 un Giancarlo Giorgetti dai toni concilianti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, scatenò la Rivoluzione dello Sport senza nemmeno sparare un colpo ma con un semplice articolo di Legge di Bilancio. Come d’incanto creò, infatti, Sport e Salute Spa, nuova società facente capo al governo (!) che avrebbe lasciato al Coni soltanto la preparazione olimpica (e un decimo dello stanziamento).
Troppo per chiunque figuriamoci per Giovanni Malagò. Dunque Guerra aperta portata avanti, durante questi due anni e più, senza esclusione di colpi da entrambe le parti (Giorgetti, Malagò e, per un certo periodo, anche il pallido Spadafora). Si alternavano nei colpi portati o ricevuti come in un grande incontro di Boxe.
Tutto questo fino all’insediamento del governo Draghi.
Nel febbraio scorso ci poteva stare che Malagò potesse, sottovoce, cantar vittoria (vedi CdM convocato in extremis per far partecipare l’Italia alle Olimpiadi messe a rischio da Spadafora) ma il ritardo con il quale Draghi aveva nominato il Sottosegretario con delega allo Sport (Valentina Vezzali) non era portatore di buone novelle. Malagò era ancora ammaliato, forse, dalla gradita sparizione del Ministro dello Sport.
“Tutti i grandi atleti sono grandi dirigenti”. Dopo le smielate dichiarazioni successive all’insediamento della Vezzali non sappiamo se Malagò la pensi ancora così: dopo più di due anni dall’inizio dell’assedio, come a Cartagine (che capitolò), Malagò è accerchiato.
1)Sport e Salute, condotta dal M5S Vito Cozzoli, riprende vigore con la Lega al governo 2)una sottosegretaria allo Sport ex grande atleta che tutto fa meno che rendere conto al Coni e nomina 3)Michele Sciscioli Capo dipartimento Sport della Presidenza del Consiglio. L’incarico era stato da lui già ricoperto ai tempi del governo gialloverde, con Giorgetti sottosegretario allo Sport e dunque suo principale dipendente e collaboratore. L’incarico di Capo Dipartimento Sport è nevralgico per attuare le politiche governative in materia di Sport.
Tutto qui? no. La Vezzali ha nominato anche 4)Raffaele “Lello” Pagnozzi, storico segretario del Coni e acerrimo nemico di Malagò (nella corsa alla presidenza del 2013 fu sconfitto sul filo di lana dall’ambizioso pariolino), consulente della Presidenza del Consiglio per un’imprecisata “Governance e rapporti con gli organismi sportivi”. Pagnozzi era Capo delegazione dell’Italia quando la Vezzali faceva incetta di vittorie mondiali ed olimpiche.
Se non bastasse, il ministro del Turismo leghista Massimo Garavaglia 5)ha nominato la campionessa olimpica Manuela Di Centa Consigliere del Ministro per le materie turistiche di Sport e montagna (?). Manuela Di Centa fu eletta alla Camera nelle file di Forza Italia nel 2006 e rieletta nel 2008 con il PdL: non proprio un’amica del Presidente del Coni.
Dopo più di due anni di assedio la capitolazione di Cartagine fu drammatica. Con la rielezione (avvenuta con percentuale bulgara il 13 maggio) Malagò deve inventare nuove strategie.
E questo è quel che è noto.
Ma se si cercasse di capire perché certe “figure” di personaggi,ex amministratori di un ente ribattezzato,che vengono premiati con delocalizzazioni “ambite”, ma mai rimossi,come le loro storiche amanti,superpagate, perché ,dicevo questa gente,ha un potere così forte. Quale è l’arma con cui possono ,ancora e sempre ricattate,chi da loro un potere che,certamente,non è basato sulla meritocrazia?