di Riccardo Leoni
SCACCHI, talento e astuzia, intelletto
Nessuna grande partita di scacchi giocata nella storia e’ rimasta impressa nella memoria della popolazione mondiale come quella giocata in pieno clima di guerra fredda tra oriente e occidente tra l’americano Bobby Fischer (1943-2008) e l’antagonista russo Boris Spassky (1937-vivente).
Ebbene, quella partita del 1972 giocata nella capitale islandese Reykjavic (dove poi Fischer si trasferi’ fino alla morte) fu quasi l’apice di quel clima declinato dal punto di vista sportivo. Considerato l’incontro del secolo, e’ stato raccontato in un imperdibile film del 2014 diretto da Edward Zwick “La grande partita” https://www.youtube.com/watch?v=o1bGkerIsvg
Con la vittoria del grande fantasista americano della scacchiera l’occidente giocò bene il suo jolly battendo i russi, e le nazioni russofone o sotto la sua influenza, nel loro sport nazionale. L’entusiasmo occidentale per quella vittoria fu grande quasi come lo sbarco sulla luna: gli scacchi diventarono ancora di piu’ un vero e proprio sport planetario.
Essendo inoltre gli scacchi uno sport, per cosi’ dire, anche intellettuale, i campioni che si sono susseguiti nel tempo sono stati sempre eroi della propria patria come e piu’ di quelli che competono in discipline prettamente fisiche. Lo Sport nella storia ha sempre giocato un ruolo chiave nella competizione geopolitica mondiale, checche’ se ne dica sui valori di fratellanza che dovrebbe promuovere ma se parliamo di scacchi non possiamo negare l’imbattibilità dei russi in questo gioco dove neanche il super computer Deep Blue (capace di elaborare 1 miliardo e mezzo di operazioni al secondo) è riuscito nell’impresa di battere il pluricampione del mondo sovietico Garry Kasparov (1963-vivente).
Era lo scontro tra l’umano e la macchina dove, in quel caso, la furbizia e la capacità di adattamento umano rappresentato dal genio di Kasparov hanno vinto: Nel futuro avremo altre guerre ed altre sfide, la speranza e’ che si disputino sulla scacchiera.