BANG!
Questo arriva a chi scrive dopo la lettura del libro di Francesco Curridori: uno sparo nel buio, un colpo forte, energia inesaurbile e una passione per la vita che va oltre qualunque considerazione di tipo giornalistico.
La vita, quella viva, dura, durissima, bellissima, quella a cui solo percorrendo l’inferno affrontato da Francesco (accompagnato dalla mamma) riesci a dare il significato profondo che possiede, quel significato precluso ai noi comuni mortali “social” del giorno d‘oggi.
Si, perche’ Francesco non e’ un comune mortale, e’ uno “straordinario mortale” nelle sue vicissitudini quarantennali la cui durezza puo’ solo essere intuita anche solo da chi, come chi scrive, di inciampi da Pronto Soccorso nella vita ne ha avuti, e parecchi. Ritengo necessario dire questo perche’ la vita fortissima vissuta da Francesco lo mette su un piano di consapevolezza, sensibilita’, autorevolezza umana – oltre che professionale – cui il 99% delle persone non puo’ nemmeno aspirare non detenendo gli strumenti emotivi necessari ad elevarsi dal magma indistinto delle nostre relazioni e aspirazioni tutte dannatamente uguali ma che i social ci impongono di credere di essere uniche.
Lo ricordo, Francesco, nel suo letto a Palidoro dopo la caduta anche li con i suoi occhi accesi e brillanti, pieni di quella energia e passione che nemmeno li’ si attenuavano. Ricordo i nostri confronti, anche duri, nella redazione che abbiamo condiviso per parecchio tempo, la sua insistenza e la sua determinazione che era esattamente quel voler affermare la propria identita’ oltre la propria disabilita’: “io sono questo e molto altro perche’ ci ho lavorato, ci ho creduto”.
Grazie Francesco per quello che semini umanamente. In bocca al lupo per il tuo giornalismo che, davvero, apprezziamo per le intuizioni (spesso confermate dai fatti che poi si succedono) esposte con chiarezza e proprieta’ di linguaggio.
Proprio come deve essere il buon giornalismo.