Al primo impatto con il calcio di livello, la Juve si scioglie
di Giacomo Mazzocchi
Come può una squadra che soffre i fanalini di coda del campionato italiano affermarsi nel calcio di alto profilo (spagnolo, francese, tedesco ed inglese)? Impossibile, neanche se la fortuna ti dà una mano e se hai Ronaldo dalla tua parte.
La Juve ha un potenziale tecnico che al mondo non ha nessuna altra squadra, nelle sue fila si alternano i più grandi campioni in circolazione, tutti nazionali nei paesi di provenienza, (ivi l’Italia) capeggiati da fuoriclasse del calibro di Ronaldo e Dybala.
Elenchiamoli tutti. PORTIERI: Perin, Szczesny; DIFENSORI: Alex Sandro, Barzagli, Bonucci, Joao Cancelo, Chiellini, De Sciglio, Rugani Spinazzola; CENTROCAMPISTI: Bentancur, Bernardeschi, Emre Can, Cuadrado, Douglas Costa, Khedira, Matuidi, Pjanic; ATTACCANTI: Dybala, Moise Kean, Mario Mandzukic, Cristiano Ronaldo.
Si tratta di 22 giocatori, tutti nazionali assoluti. Solo Moise Kean non ha ancora indossato la maglia azzurra assoluta, ma lui – italiano nato a Vercelli, 19 anni fra una settimana – è comunque azzurrino leader della Nazionale U19 medaglia d’argento agli ultimi Campionati Europei, un prodotto del vivaio bianconero.
Eppure, questo super squadrone a Madrid ieri ha fatto una pessima impressione
È stato detto e ripetuto su queste pagine che la Juve non ha gioco: pratica un calcio stantio, noioso, lontano da quello giocato sia dalle piccole che dalle grandi, dove il possesso palla viene utilizzato, nello spazio breve, per rapidamente innescare verticalizzazioni.
La Juventus mira ad addormentare la partita con manovre sempre orizzontali
Al contrario, la Juventus mira ad addormentare la partita con manovre sempre orizzontali. Lo scopo tattico-tecnico è portarsi a ridosso dell’aree di rigore avversaria per tentare di andare a rete con un assolo di un suo fenomeno, ovvero, anche da calci da fermo (rigori, corrner, punizioni tirati da Dybala, Pjanic o lo stesso Ronaldo). Un cliché standardizzato, vincente in Italia ma non in Europa destinato regolarmente a fallire non appena si incontra una squadra di rango.
Alla Juve , insomma, continua a mancare un gioco decente
Le formazioni predisposte da Allegri seguono sempre il copione difensivo rinunciando nelle opzioni a giocatori con caratteristiche più universali e creativi. La norma di Allegri, il compitino, è sempre lo stesso: prima difendersi con la fisicità dei lunghi (Chiellini, Barzagli, Bonucci, Rugani) poi la rete arriverà….
Con l’avvento dell’esterno difensivo Cancelo, un vero fenomeno offensivo, sembrava che finalmente Allegri avesse svoltato utilizzando un difensore di fascia più abile ad offendere che a difendere: e così è andata in campionato. Poi, avvicinandosi la fase decisiva della Champions, ecco che mette fuori Cancelo per rispolverare Di Sciglio, ottimo elemento, ma offensivamente non del calibro del portoghese. È accaduto anche a Madrid.
La Juve ha rinunciato alla sua migliore arma di ribaltamento offensivo
Allegri ha optato, dopo lunga titubanza, per Di Sciglio e la Juve ha rinunciato alla sua migliore arma di ribaltamento offensivo. Ne è risultata la solita noiosa solfa di una Juventus che si è assicurato il possesso palla per due terzi della contesa senza però, mai impegnare seriamente il portiere avversario.
Dal canto suo, l’Atletico, grazie al pressing offensivo, riusciva sempre a strappare via il pallone ai bianconeri ed a presentarsi spesso e volentieri al cospetto dell’area avversaria: ha realizzato due reti (e gol poi annullati da un ottimo Var), colpito pali, traverse mancando clamorose occasioni da rete.
Per tutti gli sportivi italiani uno spettacolo deprimente
Per tutti gli sportivi italiani uno spettacolo deprimente, in cui le responsabilità non possono essere addossate ai singoli giocatori messi in campo. Che la Juve giochi un calcio da ‘belle epoque’ è sotto gli occhi di tutti, però i supercritici televisivi se ne sono accorti solo a Madrid. E hanno scoperto l’acqua calda: la Juve vince solo in Italia dove le squadre italiane vanno ormai in campo affidandosi più che alle qualità dei giocatori disponibili alle trovate tattiche di alcuni tecnici illuminati (ma sottostimati) che con i resti a disposizione in campo riescono a fare miracoli.
I supercritici televisivi se ne sono accorti solo a Madrid. E hanno scoperto l’acqua calda
Ci si ferisce a i vari Gasperini, Pioli, Ancelotti, Inzaghi, Giampaolo, etc.. ed altri volti nuovi, capaci in provincia di fare miracoli. Miracoli che la superata e depauperata Roma americana di Di Francesco riesce talvolta a fare in varie occasioni grazie a colpi di fortuna.
Esemplare, in questo senso la sintomatica recente vicenda della Lazio. Se la Juventus dispone di 21 Internazionali su 21 giocatori della rosa, la Lazio sta affrontando gli ultimi impegni in campionato e Coppa Europea composta per due terzi illustri sconosciuti che Inzaghi ha provato ad assemblare, ma che, prima o poi, finiscono per capitolare innanzi alla prima formazione straniera di fascia alta come il Siviglia.
Enorme divario esistente fra Champions ed Europa League
Avesse un paio di giocatori che alla Juve non vanno neanche in panchina il suo destino sarebbe senz’altro diverso. A proposito, la fase in corso di questi due coppe europee sta mettendo in luce qualcosa di veramente significativo: l’enorme divario esistente fra la Champions e l’Europa League.
La Tv ci sta permettendo di seguire gli scontri degli ottavi delle due competizioni: la Champions, anche se fioccano gli 0-0, interessante, combattuta, spettacolare anche dal punto di vista agonistico. E l’Europa League, contraddistinta da un livello tecnico troppo inferiore: decisamente segnale di un preoccupante gap economico fra i paesi di Serie A e di serie B. L’Italia è stata sempre nella serie maggiore, ma le vicende politico-economiche ci stanno condannato inesorabilmente alla fascia inferiore.
Il coro tardivo anti-Allegri denuncia solo una colpevole connivenza ideologica con l’allenatore bianconero
La Juve-Fiat ci sta mantenendo a galla, ma qualcosa non sta funzionando, tanto è vero che il ‘grande’ Marotta è scappato alla corte cinese dell’Inter (primo problema da risolvere il caso Spalletti, altro allenatore – toscano anche lui – non al passo con i tempi). E, ieri in Tv, il coro tardivo anti-Allegri denunciava solo una colpevole connivenza ideologica con l’allenatore bianconero. Un plagio che ha comportato il grave ritardo evolutivo del calcio italiano che si sostanzia, ad esempio, nelle vicende di Roma e Inter, tutte fornite di campioni (un po’ meno la Roma) ma entrambe senza gioco (o poco).
Tornando al quesito juventino – è nato prima l’uovo o la gallina – Ronaldo non è stato altro che il ricorso ad un Higuain più bravo, la nuova ciliegina sulla torta del non gioco: l’importante è vincere non il gioco. Non funziona più, occorre cambiare rotta. C’è tempo. Siamo ancora a febbraio, con quella rosa di giocatori non v’è traguardo che non possa essere raggiunto:
basta cambiare allenatore!
Simeone è giunto all’Atletico Madrid dopo Catania e personaggi di questo calibro in giro se ne trovano. Non c’è neanche bisogno di andare troppo lontano. Nel frattempo il buon Allegri finisca il suo compitino, il gioco non lo potrà inventare e rivedremo sicuramente Calcedo sulla fascia destra.
Ma chissà, la palla è rotonda e Ronaldo indossa la maglia bianconera! Tutta l’Italia sportiva farà il tifo per la Juve, anche il milanista Salvini, ne siamo certi: il Paese ha bisogno di notizie positive, anche sportive.
Ma chissà, la palla è rotonda e Ronaldo indossa la maglia bianconera!
Non si conti però nella collaborazione dell’Atletico. Simeone non farà le barricate e sarà sicuramente prudente: limiterà l’iniziativa juventina con il pressing e una volta recuperato il possesso i suoi Diego Costa, Morata e soci sanno bene come mettere in crisi la lenta difesa bianconera.
Comunque una cosa è certa: Allegri può essere (giustamente) criticato sulle questioni tecnico-tattiche di sua pertinenza ma il suo terreno migliore è la capacità di gestire tanti galli in un pollaio e sublimarli agonisticamente.
Il terreno migliore di Allegri è la capacità di gestire tanti galli in un pollaio
Le sorti di questo ottavo di finale di Champions si possono ancora riaprire sul piano delle motivazioni unitamente al magico sostegno del proprio pubblico.
Giacomo Mazzocchi