di Giacomo Mazzocchi
I sogni calcistici degli azzurrini ai Mondiali U20 polacchi si fermano in semifinale di fronte all’Ucraina, squadra rivelazione ma con un calcio brioso e moderno.
Al contrario dell’Italia ancora legata ad un calcio superato
La sconfitta per 0-1, infatti, ci sta tutta anche se le circostanze avrebbero potuto portare a) al pareggio nel finale b) ai tempi supplementari c) magari alla disputa della finale (si stava giocando con un uomo in più per l’espulsione – esagerata – di Popov. Invece, la rete di Scamacca al 92′ è stata annullata per una manata dell’azzurrino. Fine della storia.
Una sconfitta nata non grazie alla superiorità dei ragazzi ucraini ma da quella del gioco da loro praticato. Per dirla breve. Si sono mangiati due-tre occasioni a porta vuota. Hanno colpito una magnifica traversa con il mancino Supriaha e, soprattutto, hanno realizzato al 64’ la rete della vittoria di Buletsa grazie all’ennesimo, goffo tentativo di (inutile) possesso palla operato da Esposito, peraltro un regista si ottima qualità.
Insomma, sembrava proprio di assistere a Juventus –Atalanta: da una parte una squadra che preparava la vittoria con uno sterile possesso palla, proponendosi tramite lanci lunghi soprattutto per i talentuosi Pinamonti e Scamacca.
Dall’altra una formazione in continuo pressing di centrocampo, pronta a mettere la palla a terra e poi tentare il fraseggio e gli scambi per portarsi a rete. Una squadra che neanche quando è rimasta in dieci (a undici minuti dalla fine) ha smesso di portarsi avanti oppure fare melina perditempo.
La dimostrazione del ritardo tecnico-tattico del calcio italiano sta proprio nell’incapacità dei talenti italiani di esprimere il proprio potenziale
Il concetto è ormai è chiaro per tutti e, partendo da Torino, tutti i più importanti club italiani danno la caccia ad allenatori in grado di cambiare il modello di calcio fino ad oggi imperante in Italia.
Non sarà una cosa facile, ma occorre lavorarci bene su. Roberto Mancini ci sta riuscendo, ma lui calcisticamente è un genio. Certo, il modello della Nazionale maggiore deve raggiungere la base, deve nascere una scuola Mancini con tutte le rappresentative che giocano alla stessa maniera. Altrimenti diventa tutto inutile.
Tale modello difficilmente può essere metabolizzato da tecnici come il pur bravo Nicolato, scrupoloso esponente di un calcio superato, cresciuto come allenatore delle giovanili del Chievo per poi allenare il Lumezzane prima di assumere il ruolo (meritatissimo) di responsabile delle varie rappresentative nazionali giovanili. Questi azzurrini meritano di conquistare la medaglia di bronzo, Meritano di crescere ancora.