di Giacomo Mazzocchi
Clamorosa impresa di un ragazzo italiano ai Campionati Mondiali di Ciclismo Juniores su Strada in corso in Inghilterra. Alla partenza della gara di Cronometro individuale Junior, Antonio Tiberi si è trovato con un pedale rotto. Mentre il cronometro, ma non la bici, continuava a girare, il meccanico della squadra italiana è riuscito a recuperarne una di riserva su cui Tiberi si è gettato. Ristabilito l’assetto di gara, Tiberi ha ripreso a pedalare con un handicap ormai sui 25-30 secondi.
Si dice un gran bene di questo ragazzo del team di Franco Ballerini che nella stagione ha vinto 6 importanti competizioni. Regalare però un vantaggio così ad avversari più quotati come il tedesco Brenner, l’americano Quinn Simmons e soprattutto l’azzurro Andrea Piccolo, Campione d’Italia e d’Europa della categoria, rendeva vana ogni lecita aspirazione di successo. Tanto più in una competizione che si assegna sul filo dei secondi e non dei mezzi minuti.
Mentre i telecronisti commentavano in modo colorito l’accaduto, Tiberi, 18enne ciclista di Frosinone (è nato il 24 giugno 2001), si lanciava come un forsennato alla conquista di un traguardo impossibile: indomito, piegato sui pedali, testa sul manubrio, grattando ogni granello di energia dalle sue riserve alla fine vedeva incredulo sventolare il tricolore e ascoltava l’Inno di Mameli sul palco di Harrogate, Yorkshire circa 350 km da Londra.
La furia di Tiberi, partito con il numero 32, è risultata tale che già a metà percorso aveva recuperato lo svantaggio creato dalla rottura del pedale. Resistevano soltanto l’americano Simmons, che a metà gara (km 15) registrava ancora il cospicuo vantaggio di 18 secondi, e l’azzurro Piccolo si manteneva sulla fascia verde con 8 secondi di vantaggio. Ma al km 18 Piccolo entrava in riserva mentre Simmons conservava cinque secondi di vantaggio che si azzeravano al km 19. In prima posizione Tiberi si rilassava. Aveva vinto. Anzi, lo sforzo per contenere l’italiano era stato tale che i due maggiori rivali non sono entrati neanche in zona medaglia. Tiberi non soltanto ha vinto: ha stravinto. Per reagire alla sfortuna, invece di abbattersi ha tirato fuori ogni energia.
Due brevi considerazioni a corollario a questa straordinaria impresa. 1) Senza l’incidente, probabilmente avrebbe amministrato la propria gara seguendo il piano studiato dai suoi tecnici e alla fine si sarebbe classificato fra i migliori, magari in medaglia come merita il suo chiaro talento ciclistico 2) dando tutto sé stesso fin dalla prima pedalata è riuscito a dare al secondo arrivato, complessivamente, più di 30 secondi.
Tiberi, insomma, è la dimostrazione di quella che è la caratteristica per cui gli italiani primeggiano nello Sport: esaltarsi nella fatica e nel sacrificio. Tiberi è già un grande? Ne ha tutte le qualità, si ispira a Nibali un altro personaggio che sa essere eroe. Dunque lo Sport – attraverso le sue espressioni più come l’impresa odierna di un diciottenne di Frosinone – reclama a gran voce il diritto di continuare a vivere nel sistema indipendente federale basato sul volontariato dirigenziale come da sempre fa e che con i risultati che ottiene rende L’Italia il paese più sportivo al mondo.