di Giacomo Mazzocchi
Si è disputato il quarto di finale della Coppa del Mondo di Rugby tra Inghilterra e Australia. Nelle stesse ore (tenuto conto del fuso orario) il Campionato di calcio italiano offriva l’anticipo Lazio-Atalanta, due formazioni di vertice. Nel ricco menu sportivo, la scelta televisiva era caduta su questi due eventi di Rugby e Calcio in quanto sport, fra le discipline di squadra, originati da un gioco collettivo in auge nell’antica Roma: l’Harpastum. Coloro che hanno condiviso con noi la fortunata scelta hanno potuto godersi due autentici spettacoli cui raramente è dato da assistere, espressioni emblematiche di quali siano le potenzialità di questi due sport quando vengono applicate la tecnica e la tattica adeguate.
Ad Oita, in Giappone, Inghilterra e Australia hanno dimostrato ancora una volta che il rugby giocato da quindici super atleti per squadra è uno spettacolo senza rivali, soprattutto quando decidono di affrontarsi a viso aperto e senza tattiche ostruzionistiche, mettendo in campo ciascuno il meglio del proprio bagaglio. L’Australia, votata all’attacco con le sue linee arretrate innescate in qualsiasi zona del campo. L’Inghilterra, solida e compatta, puntando ad una difesa inesorabile capace di arrestare qualunque attacco per poi ripartire, senza pause, in modo micidiale. L’Australia, e il suo coach Michael Cheika, punta sulle maggiori individualità, l’Inghilterra, guidata dal suo manager dagli occhi a mandorla Eddie Jones, confidando sulla compattezza del coro.
Ci sono stati, sin dall’inizio, momenti di sport indimenticabili con gli australiani – partiti in un furibondo assalto – che hanno inscenato una serie di 16 fasi di gioco consecutive senza alcuna pausa. Assalti sempre respinti dagli inglesi anche a pochi centimetri dalla meta: una scena atleticamente durissima perché durata circa 5 minuti (media di 15” a fase) e sempre con il massimo impegno senza possibilità di alcun recupero e sempre eseguendo il gesto tecnico e mentale più adeguato. Insomma, uno spettacolo sportivo di gran livello che, alla fine, ha visto vincente il muro inglese contro il quale gli australiani hanno esaurito le proprie risorse fino alla fatale resa finale per 40-16.
Per meglio capire quanto offra il rugby in termini qualitativi basta immaginare cosa sarebbe il calcio giocato da undici elementi della caratura di Cristiano Ronaldo. È l’ambizione di tutti, perlomeno di tutte le grandi società. Tutti alla ricerca della formula magica che fonda l’atleta con il funambolo, i muscoli ed il gesto tecnico. Sotto questo profilo, Rugby e Calcio sono pianeti lontani: nel rugby, fisico e gestualità hanno pari rilevanza mentre nel calcio il gesto tecnico è decisamente più importante. Lo puoi affinare ma non te lo puoi inventare.
Arriviamo così a Lazio-Atalanta. La squadra bergamasca messa in piedi nel tempo da Gasperini è l’espressione attuale più alta di come atleta e giocoliere possano crescere assieme. Ma sempre partendo dal calciatore talentuoso piu che dall’atleta. Ci hanno provato in tanti (invano) nella storia del calcio, addirittura imponendo politiche di reclutamento giovanile impostate sulle potenzialità atletiche sorvolando quelle tecniche. In questo tipo di cornice ambientale Messi– ed in particolare il minuscolo atalantino Papu Gomez – non sarebbero mai diventati quello che sono.
L’Atalanta al momento è la squadra che meglio di ogni altra ha proseguito con successo di risultati il solco olandese tracciato dall’Aiax e qualcuno sta cominciando in Italia a rendersene conto. Gasperini è riuscito a Bergamo a far crescere nei suoi giocatori sia il potenziale atletico che quello tecnico individuale. Sono il massimo della tecnica e dell’atletica ed esibiscono un calcio veloce, di prima, accurato. In altre parole, il tecnico piemontese è riuscito a raggiungere la quadra, quella che tutti gli altri allenatori che ci sono in Italia cercano e per la quale sono stati ingaggiati in sostituzione di chi aveva in precedenza fallito (Allegri, Spalletti sostituiti da Sarri, Conte e anche Ancelotti).
Chi ha avuto la fortuna di assistere a Lazio-Atalanta ha visto, nel primo tempo, undici giocatori – i biancoazzurri – che non riuscivano a capire che cosa stesse succedendo attorno a loro: se ne stavano lì a bocca aperta ad assistere ad uno spettacolo che li vedeva solo spettatori con le mani sui fianchi ed a bocca aperta. Probabilmente, la meraviglia ha conquistato anche gli stessi giocatori atalantini i quali, dopo aver realizzato in 30’ tre reti da manuale, ha alzato il piede dall’acceleratore. Il fatto che la partita sia terminata con uno spettacolare e divertente 3-3 è marginale e dovuto al grande impegno profuso dai giocatori laziali (e da da due rigori dubbi).
Il senso della partita è quello detto. Una lezione di un calcio sempre più rugbystico nella sua essenza, dove parte atletica e tecnica vanno a braccetto. Si alimentano, anzi, l’un l’altra, fornendo quello spettacolo per il quale la gente va allo stadio o si siede davanti al televisore. Sotto questo aspetto Gasperini e Percassi hanno già vinto il loro scudetto senza attendere l’intervento del VAR o la consacrazione da parte dei media: questi vedono soltanto Juve, Inter e Napoli e sono ben felici del mezzo scivolone atalantino all’Olimpico.