di Giacomo Mazzocchi
Il duello del week end fra Inter ed Atalanta è stato, al di là di ogni ragionevole dubbio, uno spettacolo da Grande Bellezza, soprattutto se confrontato con Roma-Juventus. Ci sembra così necessario ringraziare i protagonisti dello spettacolo messo in scena a San Siro. Parliamo dei giocatori (compresi i panchinari), ed in particolare dei due tecnici, Giampiero Gasperini e Antonio Conte. Del primo è scontato dire che sia l’uomo nuovo del calcio (non solo italiano); il secondo continua a confermare tutta l’eccellenza che si è guadagnata prima come calciatore e poi come tecnico.
Per Conte si deve sottolineare che, nel poco tempo da lui avuto a disposizione, è riuscito a dotare l’Inter dell’elemento base del calcio ‘dominante’, quello grazie al quale una squadra riesce a mettere il bavaglio all’avversario. Vale a dire il pressing a tutto campo. Il calcio nato in Olanda e trasferito da Johann Cruiff in Spagna, soprattutto a Barcellona, ha fatto scuola in tutto il mondo attraverso alcuni messia quali Guardiola e imitati – con qualche parziale successo – da epigoni come Sarri.
Dunque, prima di tutto pressing per conquistare la sfera e poi palleggio corto e verticalizzazione quando il nemico è obbligato a ripiegare. L’Inter di Conte ha conquistato la prima vetta, quella del pressing che tale non è se non con tutti e all’unisono. Altrimenti è solo perdita di tempo e di energie: il livello di intensità espresso da tutti e undici i giocatori di Conte ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta. E tutto in pochi mesi, un’autentica rivoluzione – anche culturale – imposta da Conte ai suoi bravi. Importante soprattutto il pressing imposto sulla difesa da giocatori, usualmente concentrati solo sull’offesa, convinti a farsi in quattro per aggredire contemporaneamente i difensori avversari che tentano il disimpegno obbligandoli all’errore. Molte delle reti decisiva messe a segno nella stagione dall’Inter sono scaturite dal pressing ossessivo realizzato da Lukaku e Lautaro. Tandem-gol, ma soprattutto tandem-stop. La rete di Lautaro dopo soli 4 minuti è stata proprio la risultanza di tale impostazione.
Non è semplice modificare le abitudini di un calciatore specie se quando è viziato dalla fama e dal denaro. È necessario tempo, tanto tempo. Sarri, che pure conosce bene questo iter, nella Juve ci sta provando, ma a ancora è lontano. È anche una questione di carattere, certe cose si riescono ad ottenere se si possiede il carisma e la credibilità necessarie per essere convincenti: non bastano taccuino e matita.
Questa tendenza, già presente in Conte allenatore in Italia, si è fortificata in Inghilterra dove Conte ha assimilato bene il concetto di ‘intensità del gioco’, dove i ritmi sono decuplicati rispetto a quelli usuali fino a l’altro ieri in Italia. E si è dotato, assieme ai suoi collaboratori, anche delle tecniche di allenamento per realizzarle.
Conte ha fatto decisamente dei miracoli in questo senso, permettendosi il lusso di valorizzare giovani talenti Nazionali italiani come Barella ed il recuperato Sensi, lanciando in prima squadra il diciassettenne Sebastiano Esposito e il ventenne Alessandro Bastoni (a marcare nientedimeno che sua maestà Papu Gomez).
Fenomeno Lazio permettendo, appare proprio la sua Inter la più accreditata nel cammino verso lo scudetto, anche tenendo in conto dei suoi impegni Europei (no Champions) e del fatto che Bergamo, limitata dalla modestia della sua Rosa, ha rinunciato a velleità di scudetto limitando la Serie A ad esibizioni spettacolari come quella di San Siro. Per la gioia di tutti gli amanti di sport e di calcio.
Grande Inter, ma la Grande Bellezza è quella dell’Atalanta!
Confrontiamo la rosa delle due squadre. Da una parte l’Inter con tutti giocatori Internazionali veri con acquisti come quello ultimo di Lukaku al costo di 80 milioni (con il quale ci si compra praticamente tutta l’Atalanta). Dall’altra la formazione di Gasperini in cui dei migliori soltanto quattro giocatori sono effettivi presso le proprie Nazionali: De Roon (Olanda), Freuler (Svizzera), Kjaer (Danimarca), Dijmsiti (Albania). Gli altri sono virgulti di paesi dal basso profilo reclutati per essere successivamente valorizzati e capitalizzati oppure, la maggior parte, vecchie glorie e talenti non fortunati in cerca di riscatto. Le espressioni di questa filosofia sono le punte neroazzurre Gomez, Ilicic e Zapata. Il tridente d’oro cui si è appaiato il cecchino centrocampista Ukraino Malinovskyi, 24 anni. L’unico a fare eccezione a questa regola è il portiere bolognese Alessandro Gollini, rivelatosi al Torneo giovanile di Viareggio per avere mantenuto inviolata la rete del Verona (rigori inclusi) per 458 minuti. È approdato nel 2107 a Bergamo e con le sue parate si è guadagnato l’attenzione del C.T. azzurro Mancini che lo ha fatto esordire titolare nell’amichevole contro la Francia.
Come abbia fatto Gasperini a trasformare giocatori in grado non episodicamente di rivaleggiare con chiunque, regalando emozioni e perle calcistiche, non è facilmente deducibile. Il match contro l’Inter è sintomatico. L’Atalanta incassa in maniera forse fortunosa in apertura e San Siro esplode. Subisce poi l’aggressività dell’Inter almeno per tutto il primo tempo ma poi inizia a dare lei le carte. Mentre l’Inter continua a puntare esclusivamente sulle percussioni di Lukaku e Lautaro, gli orobici recitano in coro arrembando con manovre variamente orchestrate, colpendo legni e piombando nell’area di porta dell’Inter da ogni direzione e con qualsiasi giocatore e la sfida fra Davide e Golia volge inesorabilmente in favore del meno dotato sulla carta. Come l’Inter (e prima dell’Inter) l’Atalanta è maestra di pressing ed in più è anche maestra di palleggio e manovra. Inesorabile, al 75’, arriva l’1-1 del tedesco Gosens.
L’Inter è in affanno, ma con l’innesto di Borja Valero ritrova lucidità. La manovra bergamasca è continua, fattiva, elegante. Un vero spettacolo. Agonismo in stile Rugby Sei Nazioni. Raro ormai nel calcio. Ma quale è il segreto di Gasperini? La risposta per chi vive lo sport da dentro è una sola: Gasperini (unitamente all’ambiente della Dea a Bergamo) è riuscito a disinnescare il momento tecnico a quello emotivo. Le differenze fra calciatori approdati ai massimi livelli professionali sono in realtà minime quando gli stessi gesti vengono ripetuti quotidianamente per anni. Come al circo, qualsiasi calciatore di livello è in grado di palleggiare un pallone quanto vuole senza farlo cadere, come Maradona. Le differenze arrivano sul come si reagisce alla pressione, all’ansia: anche i Ronaldo, abbiamo visto, vanno in crisi di fiducia.
È evidente – si è visto ieri – che Gasperini è riuscito (sicuramente lavorando sulla fiducia) a estirpare l’ansia della prestazione nei giocatori sostituendola con il giocare per divertirsi, per osare senza paure o angosce. Così facendo l’Atalanta vince anche per 5-0 senza battere ciglio. La partita, sotto questo aspetto, l’aveva vinta e il rigore all’82’ in suo favore l’avrebbe sancito. Se non che Luis Muriel – talentuoso giramondo colombiano – ancora non si è assuefatto alla serenità emotiva bergamasca ed è rimasto vittima dell’angoscia al momento di affrontare Handanovic. Risultato: Il portierone interista gli ha parato il suo goffo tentativo. Nessun dramma in casa Atalanta Grande Bellezza, nessuna amarezza. Forse, anzi, la soddisfazione di avere salvato la giornata di quegli spettatori di San Siro che l’avevano sostenuta nelle loro prestazioni in Champions giocate a San Siro e che lo faranno ancora. Ma solo prima che la famiglia Percassi riesca ad edificare uno stadio più ‘europeo’.